JOVANOTTI  "Lorenzo 1994"
   (1994 )

La storia, forse, finisce qui. O inizia qui, a seconda di quale parte preferiate. Riassunto: il ragazzo si era saputo tirare su dal fatto che, per forza di cose, doveva andare fuori moda. “Giovani giovanotti” lo aveva affossato, ma lui era riuscito, in due colpi, a far girare tutti dalla sua parte. Ed era difficile, ora, accusarlo di essere “quello di 1-2-3 casino”. “Lorenzo 1992” aveva dimostrato che, oltre al raccontare la voglia di divertirsi dei ragazzi, Jovanotti aveva anche intenzione di spiegare quello che aveva in testa, il suo modo di pensare e di vedere il mondo. Anche quello che stava al di fuori delle discoteche. “Sai qual è il problema” era stato un forte, inedito per l’epoca, spot per il sesso sicuro, mentre “Ho perso la direzione” era stato il suo primo slogan politico. Stava diventando adulto, e quando uscì il video di “Penso positivo”, non era più il caso di sottovalutarlo. Non era più quello di “Gimme five”, ma nemmeno più quello di “Una tribù che balla”, se vogliamo: appariva con maglietta dal forte contenuto antinazista, parlava di Madre Teresa e Malcolm X, ed era tutta un’altra storia. Qui finisce, forse, la vicenda del Jovanotti festaiolo-e-basta, e inizia quella del Jovanotti maturo, che in fin dei conti dura fino ad oggi. E questo album mostra vizi e virtù di tutto quello che sarebbe stato: tanta roba radiofonica, da “Piove” a “Voglio di più”, a quella “Serenata rap” diventata la madre di tutte le sue ballate. Ma anche tanti brani dove il suo impegno sociale, magari superficiale e pacchiano ma impossibile da celare, diventa forte e chiaro: “Barabba”, in primis, o quella “Mario” dedicata sì al padre, ma anche e soprattutto al funerale della scorta di Aldo Moro. Roba impensabile, anche solo due anni prima. Musicalmente, poi, si vira decisamente verso un mix di funky-jazz-world, con tante improvvisazioni e ben poco di quello che era il rap dei primi e dei secondi tempo, ovvero un po’ di scratch e tanti campionamenti. Ci sono anche i vizi, ovvio, come una eccessiva verbosità e testi a volte fin troppo fluviali per starci dietro, così come lo si poteva facilmente accusare di retorica, nelle sue piccole accuse al mondo esterno. Prendere o lasciare: se vi aspettavate un album usa e getta, benchè di gran successo come il precedente, qui non è aria. Però, se muore definitivamente la bubble-rap iniziale, nasce quello che sarebbe diventato in seguito. (Enrico Faggiano)