SQUALLOR  "Palle"
   (1974 )

I primi giri di valzer erano stati lusinghieri, ma con “Palle” gli Squallor provano ad andare oltre, cercando di diventare quello che sarebbero diventati, senza però premere sull’acceleratore più di tanto.

La loro opera seconda tocca ancora pezzi strumentali, in tipico stile anni ’70 (“Bla bla”), e parodie che non vanno però oltre l’ironico, tralasciando, almeno per adesso, la comicità da caserma – con tutto il rispetto.

Si prende in giro “Angeli negri”, si reinterpreta “Sono una donna non sono una santa”, a cui non serve cambiare il testo, ma solo l’intonazione, per mettere alla berlina Rosanna Fratello (avrebbero fatto qualcosa di simile anni dopo gli Elii, con Mangoni a ricantare “In te”, di Nek, enfatizzandone l’assurdità delle liriche), si canta una “Quando mai” che poteva anche andare bene per un Sanremo dell’epoca.

Si mantengono le posizioni, quindi, restando una via di mezzo che si limita, per ora, a irridere la musica dell’epoca.

Solo in “Marcia longa” si accenna ad un po’ di satira religiosa, e al primo parolone che avrebbe fatto scattare il bip della censura radiofonica.

“Mettetevi un dito in culo e la vita vi sorriderà”, dicevano. C’era solo da stare ad aspettare. (Enrico Faggiano)