NICOLA PIOVANI "Epta"
(2009 )
''Epta'' è il primo lavoro discografico che Piovani realizza per l'etichetta EGEA. E' la prima tappa di un percorso che prevede la realizzazione di altri lavori discografici. Il rapporto di collaborazione tra l'artista e l'etichetta non è casuale, frutto di circostanze. Scaturisce invece da un apprezzamento reciproco e da un'intesa di fondo sul lavoro di ricerca, di costante attenzioni alle tradizioni culturali, musicali del nostro paese che sempre ha caratterizzato l'attività artistica di Piovani e la stessa attività produttiva di EGEA. L'etichetta sin dalla sua nascita ha riservato ampio spazio, nel suo catalogo, ad artisti che esplorano, in modo originale ed innovativo, aree di confine tra generi musicali differenti (jazz, classico, contemporaneo, etnico, etc.). Ha cercato di recepire, costantemente, i fermenti più innovativi provenienti dal mondo musicale contemporaneo. In tal senso la presenza di un'artista prestigioso ed originale come Piovani, nel catalogo EGEA, arricchisce e impreziosisce ancora di più la proprosta culturale e musicale dell'etichetta. ''Epta'' è una suite orchestrale per sette musicisti che eseguono un ciclo di sette movimenti ispirati al numero sette, al suo fascino nella tradizione poetica, mitologica, biblica e nella matematica antica e contemporanea. Ognuno dei sette brani ha uno strumento principale che, un po' da prim'attore, un po' da comprimario, dialoga con gli altri sei. Scrive lo stesso Piovani: ''E' un'opera a cui pensavo da tempo, un progetto per me talmente impegnativo, anche dal punto di vista emotivo, che lo rimandavo di anno in anno, di mese in mese. Ho incontrato due anni fa il professor Odifreddi a Crotone, al premio Pitagora, e a quall'incontro sono seguiti scambi di lettere e piacevoli chiaccherate, in un clima per me di amichevole soggezione, che mi hanno dato il coraggio di mettere la matita sui pentagrammi. La seduzione del numero sette ha per me qualcosa di indefinibile, ma poco legata alle superstizioni cabalistiche o esoteriche o paramistiche, con le quali ho scarsa frequentazione e confidenza. Il sentimento dominante di questa piccola suite nasce dalle peculiarità strettamente matematiche del numero sette, coniugate con la avvincente maestà delle sette porte di Tebe, i sette eroi che le difendono e i sette che le attaccano – anch’essi eroi -, con lo Shakespeare del 'Come vi garba'; e con l’incanto che subivo nella mia adolescenza per i versi di Giosuè Carducci nel sottofinale di 'Davanti a San Guido'. Passando per il 'Settimo Sigillo' di Bergmann, il papiro di Rhind e i Sette veli di Salomè. Non c’è molto ordine logico, e men che mai filologico, nel sottotesto questa composizione. C’è semmai la ricerca-desiderio di mettere in ordine sul pentagramma una passione caotica e irrisolvibile, quella passione che si agita ogni volta che cerchiamo di guardare più in là di quel che ci è dato vedere e capire, come Sant’Agostino in riva al mare”. Parola di Nicola Piovani. E musica, soprattutto.