DADAMATTO "Il derubato che sorride"
(2008 )
“Mary non sa che domani morirà, non ha tempo di pensare all’aldilà, e mangia la cioccolata al latte nei giorni in cui non si sente forte…” (da "X Mary"). O ancora: “Mamma, lo sai che sono omosessuale? Non importa se papà non capirà, tu digli che ho il mal di testa…” (da "Marco se n'è andato"). Non c’è dubbio, ciò che colpisce primariamente di questo disco dei marchigiani Dadamatto sono i testi: inusuali, spesso spiazzanti, ma assolutamente avvincenti. Le musiche che accompagnano queste liriche sono a volte ricercate e notevoli, indubbiamente varie (anche troppo, se mi è consentito, svariando dal punk all’acustico), ma forzatamente cadono in secondo piano di fronte ad un apparato testuale di questa forza. Hanno esordito solamente un anno fa, con l’album “Ti tolgo la vita”, ed eccoli già qua un’altra volta, i Dadamatto. Stavolta si è preso a prestito un testo di Pierpaolo Pasolini, scritto per la canzone di Domenico Modugno “Tutto il mio folle amore” (dalla colonna sonora del film “Che cosa sono le nuvole” dello stesso Pasolini), da cui si è estrapolata la frase “Il derubato che sorride”, che intitola l’intero lavoro. “Il derubato che sorride ruba qualcosa al ladro…”: in questa massima, vera e profonda, ci sta un intero senso della vita, del sorriso che sconfigge le avversità. I ragazzi l’hanno adottata quando, qualche mese fa, dopo un concerto vennero rubati tutti i loro strumenti e l'attrezzatura: la testimonianza del fatto è contenuta nel disco, nella pazza telefonata presente in coda all’album. Un consiglio? Andateci piano, con questo disco: gustatevelo senza alcuna fretta e, soprattutto, non tentate di capirlo al primo ascolto. Questa non è musica “usa e getta”. E’ un male? Direi di no. (Andrea Rossi)