VASCO ROSSI  "Va bene, va bene così"
   (1984 )

Di album live italiani, all’epoca, ce n’erano pochi ma ampollosi (per quelli che erano gli standard di durata del tempo), quasi storici: i Pooh di "Palasport", l’"Ale-òò" di Baglioni. Questo non è un “doppio album”, come si chiamavano, ma un normale vinile. Ma la normalità finisce qui. Per tanti, l’artista “Vasco Rossi” termina con questo live, di una decina di canzoni più omonimo inedito, a mettere un gigantesco cappello sulla prima, meravigliosa e unica, fase della sua carriera. Di chi, partendo da Zocca e le radio private, infilzò una serie di 6 album, uno più incredibile dell’altro, che lo fece diventare un eroe quasi mitologico della musica italiana. Che era ancora ferma a soggetti bellini e carini alla Gianni Togni, alla Alan Sorrenti, alla Stefano Sani e compagnia bella. Lui no: brutto, sporco, cattivo e ubriaco, non ammiccava alla folla ma, come nella fototessera di questa copertina, quasi si sacrificava per il proprio pubblico, fino al totale esaurimento fisico. Il successo di “Vita spericolata” e di “Bollicine” lo avevano portato al top, facendo riscoprire tutta la precedente discografia, e quei capolavori (da “Siamo solo noi” ad “Albachiara”, da “Fegato spappolato” a “Ogni volta”) che inizialmente non erano stati considerati. Proprio in quei giorni celebrativi, ecco l’arresto per possesso di sostanze stupefacenti, che resero ancora più titanica la sua immagine di “maledetto”. Uno di quegli eroi autodistruttivi che è sopravvissuto, al contrario dei Jim Morrison e compagnia bella. Certo, il Vasco successivo a questo live di successo ne ha avuto, diciamo così, ma quella era tutta un’altra storia, inestimabile. E, con tutto il rispetto, tutta la produzione vaschiana successiva non vale una “Alibi”. Crocifiggetemi, ma è così: questo album celebra il vero Vasco. Il resto, è un suo imitatore un po’ bislacco, che poco ha di quel genio. (Enrico Faggiano)