HOWARD JONES "Human's lib"
(1984 )
Datemi un sintetizzatore e vi solleverò il mondo. O, almeno, lo farò sognare per un po’, finchè la moda durerà. Lui aveva capello sparato, quasi punk, ma alle chitarre scaraventate contro gli amplificatori preferiva il mettersi dietro un gigantesco macchinario di tastiere, organi Bontempi, e qualsiasi cosa emettesse suoni elettronici. A differenza di tanti altri synth-hero, riuscì anche a creare interesse attorno ai suoi concerti, caratterizzati da un mimo, Jed, che illustrava tra una contorsione e l’altra i temi delle sue canzoni. Meno cupo dei Depeche Mode, più umano dei Kraftwerk, riuscì ad infilarsi nell’elettronica melodica, senza passare dagli stravolgimenti esistenziali della new wave o dalla banalità degli eccessi commerciali. “New song” e “What is love” lo lanciarono, mentre “Hide and seek” duellava con la “Moments in love” degli Art Of Noise come synth-ballad del momento. Come dire: anche le tastiere hanno un’anima. (Enrico Faggiano)