PIPPO POLLINA  "Ultimo volo - Orazione civile per Ustica"
   (2007 )

Non c'è dubbio: Pippo Pollina è uno dei maggiori cantautori italiani. All'altezza dei più grandi (De Andrè, Gaber, De Gregori), e diverse spanne al di sopra di tantissimi altri più celebri di lui (e qui non fateci fare nomi, per gentilezza). Se il grosso pubblico tricolore non lo conosce ancora appieno, diciamolo subito, un po' è anche colpa sua: vendite e notorietà in tutta Europa fanno di lui un piccolo-grande fiore all'occhiello della scena musicale tricolore, i suoi dischi vanno benissimo in Germania, Francia, Svizzera ed Austria. Ma, semplicemente, l'Italia non è stata, a lungo, tra le sue priorità: va detto però che non si trattava di una scelta supponente, di alterigia o di presunta superiorità, ma di una vera e propria fuga da una realtà drammatica che l'aveva toccato in prima persona. Pollina nasce a Palermo, ed a soli 16 anni entra a far parte degli Agricantus, il gruppo di ricerca popolare legata alle tradizioni dell'America latina e conseguentemente a quelle siciliane e più in generale del sud-Italia. Ma, soprattutto, il giovane Pippo compie una breve ma profonda esperienza giornalistica in seno al mensile "I siciliani", dissacratorio e innovativo periodico diretto dallo scrittore Giuseppe Fava che per le sue coraggiose indagini su mafia e politica viene assassinato a Catania nel 1984. Scottato da questo dramma, Pollina lascia quindi l'Italia alla fine del 1985: viaggia per circa due anni, senza una meta precisa, in quasi tutti i paesi Europei, dall'Ungheria e la ex DDR all'Inghilterra e la Francia, dall'Austria all'Olanda passando per la Germania e la Svizzera fino alla Scandinavia. Tutto ciò suonando in strada, nei metrò, nei ristoranti. Notato per caso da Linard Bardill, celebre cantautore svizzero tedesco, durante una delle sue esibizioni di strada a Lucerna, Pollina viene invitato dallo stesso a partecipare ad un progetto discografico e concertistico nel 1987 in lingua ladina. E' l'inizio di una carriera straordinaria, compiuta, ricordiamolo, cantando sempre e comunque in italiano. Dieci anni più tardi, alla fine del 1997, viene così pubblicato in Germania e in Svizzera il volume "Camminando camminando", una lunga introspezione in forma di intervista del critico musicale del Tages Anzeiger di Zurigo Benedetto Vigne, sulla parabola umana e artistica di Pollina. Del fatto viene a conoscenza durante un soggiorno a Bruxelles, in qualità di europarlamentare, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Perchè Pollina è sconosciuto in patria? Perchè nessuno in Italia e a Palermo conosce la sua strana vicenda artistica? Perchè Pollina dal 1985 ha fatto perdere le sue tracce artistiche nel suo paese d'origine? Di questo i due parleranno in quella notte di Bruxelles nell'autunno del 1997, data in cui Pollina decide che è il momento di ritornare a suonare in Italia, o meglio di cominciare da capo. Nel 1998 il cd "Il giorno del falco" esce così, finalmente, anche in Italia distribuito dalla Sony International, ed è, questo, l'inizio della seconda carriera di Pollina: quella in madrepatria. Si arriva così a questo nuovo disco: che è, in tutto e per tutto, un'autentica opera, rappresentata in teatro e trasposta ora, integralmente, su cd. Non lirica, non sinfonica, certo: un'opera moderna, o meglio ancora un’opera civile, che non a caso porta, oltre al titolo "L'ultimo volo", il sottotitolo, appunto, di "Orazione civile". Nata da un’idea di Ruggero Sintoni, l'opera tratta dei terribili accadimenti di Ustica, dell'aereo DC9 Itavia caduto nel giugno dell'80 in circostanze ancor oggi poco chiare. Il tutto è nato per accompagnare l’inaugurazione a Bologna del Museo per la Memoria, uno spazio re-inventato, dall'installazione di arte contemporanea di Christian Boltansky, attorno ai frammenti ricomposti dell’aviomobile: ed è proprio l’aereo, con la sua voce, il protagonista del racconto, voce affidata al celebre filosofo siciliano Manlio Sgalambro, non nuovo alle contaminazioni musicali alla luce della lunga collaborazione con l'altro conterraneo Franco Battiato. Oltre a Sgalambro, sul palco (e, quindi, ora su disco) c'erano anche i 23 professori dell’orchestra d'archi della Filarmonica Arturo Toscanini, diretta da Dimitri Jurowsky, ed il Palermo Acoustic Quartet, il gruppo dei musicisti che affianca da sempre Pollina nelle sue numerose produzioni musicali internazionali. In un'atmosfera, quindi, giocoforza carica di tragicità, lo spettacolo è risultato invece lieve ed etereo, nonostante la gravità dell'argomento. Pur mantenendo l'ovvia serietà, l'opera è stata letteralmente "sgravata" dalla forza della musica di Pollina, in quest'occasione straordinariamente ispirato. Pur potendo contare solo su brani inediti, e di conseguenza sconosciuti al pubblico in sala, lo spettacolo è stato infatti seguito con estrema attenzione, e, alla fine, salutato da applausi a scena aperta, come il disco testimonia appieno. Giusto tributo, pur tardivo, all'artista Pollina, persona (prima ancora che musicista) che ha preso davvero a cuore la vicenda, al punto che prima di mettersi al lavoro per la creazione dell'opera, ha visionato di persona i resti dell’aereo (impresa, questa, non facile dato che si trovava all’interno di una zona militare), ed ha incontrato Rosario Priore, il giudice per le indagini preliminari. Un disco, questo, davvero straordinario, che non stentiamo a mettere, sull'ideale scansia della musica italiana di ogni tempo, a fianco di capolavori come "Rimmel" di De Gregori o "Storia di un impiegato" di De Andrè. Non stiamo esagerando, credeteci. Regalatevi una serata di grande musica, con l'acquisto di questo cd, rendendo contemporaneamente il giusto tributo alle 81 vittime di una strage senza senso e, per adesso, senza motivazioni. Ne uscirete, quindi, doppiamente appagati. E' una promessa. (Andrea Rossi)