IVAN CATTANEO  "Bandiera gialla"
   (1983 )

Vai te a pensarlo, ma questo fu il suo ultimo fuoco. Riassunto: l'Italia tra i '70 e gli '80 era, sembrerà strano, molto meno bacchettona di quella attuale, e in RAI potevano apparire soggetti di qualunque tipo e genere. Ci poteva essere Leopoldo Mastelloni a cantar sigle di programmi serali ("Ambiguità", tanto per restare nel dubbio), poteva far furore Renato Zero e si poteva ridere con le Sorelle Bandiera, e ci poteva essere anche lui. Perchè, siamo obiettivi, le cose erano diverse: immaginatevi oggi, inoltrati nel 2000, vedere a "Domenica in" o simile un personaggio come lui cantare liriche in stile "Polisex". Ci sarebbero interrogazioni parlamentari, movimenti di genitori, offese al comune senso del pudore e grida ai valori morali strappati da chi vuol farci diventare tutti ricchioni. Oggi. Ieri, era diverso. L'Ivanone nostro si divertiva, tra cose al limite del demenziale ("La segretaria ha colpito ancora, per intenderci") e, appunto, contorcimenti sessuali. Però il successo, quello vero, lo aveva ottenuto, stranamente, cavalcando un'onda che, tra le altre cose, fu lui stesso a creare: quella del revival dei "favolosi anni '60", forse prima ancora che Gianni Minà ne diventasse il cantore ufficiale. E, tra zebre a puà e limitrofi, c'era stata anche la classifica. Ahilui, si scavò la tomba. 1983. Si era tornati alle canzonette facili facili, stessa spiaggia stesso mare: si andava alla playa bevendo tropicana e facendo tante bollicine. I registi pensavano a copioni di film dove le isabelleferrari e i massimociavarro limonavano felici ricordando le rotonde sul mare e, insomma, se non fosse stato per le radio che non volevano rimettere in programmazione i 78 giri, preferendo invece la new wave e l'italodisco, qualcuno poteva pensare di essere salito sulla macchina del tempo. Ivanone, sull'ottovolante della sua carriera, pensò ad un secondo capitolo dei suoi ricordi da sixties, con un prodotto niente male, se si può dire. Perchè va bene riesumare i successi in bianco e nero di "Io ho in mente te", le cover di "Bang bang", "Sono bugiardo" o "Piangi con me", ma la salsa con cui condì queste polpette fu di elettronica e di avanguardia, prendendo due piccioni con una fava: lo riascoltavano i nostalgici, ma anche le radio locali ne abusarono, perchè proprio retrò non sembrava. Ci furono Festivalbar ad acclamarlo, vendite di dischi non proprio di seconda fascia, e magari qualche ragazzina infilò il suo poster in camera, sostituendolo a quello già un po' fuori moda di Alberto Camerini. E poi? E poi fu che da un lato la gente voleva solo roba vecchia, da lui, e contemporaneamente il revival venne messo in cantina. E dire che ci provò in tutte le salse: una simpatica "Quando tramonta il sol" nel 1984, anche il tentativo di fare un terzo volume di ricordi, ma la gente gli voltò le spalle (non fraintendete). Anni di oblio, un rialitisciò per rivedere la luce, la pittura e tanti critici che, col tempo, lo rivalutano. Ma ora, per lui, non c'è più posto: 30 anni fa in tv si poteva sperimentare, oggi i Lucignoli e gli Studiaperti vivono di tette e culi, ma un Ivan Cattaneo in prima serata, probabilmente, farebbe cadere il governo. (Enrico Faggiano)