S.E.N.S.  "La rivoluzione della sincerità"
   (2007 )

Stavolta, per conoscere meglio un gruppo, non dovete andare su internet. O, se proprio lo volete fare, andate esclusivamente sul sito ufficiale della band (http://www.sentierierranti.net), o meglio ancora sul sito MySpace del gruppo (http://www.myspace.com/sentierierranti), non da altre parti. Perché? E' presto detto: S.E.N.S. è un nome sicuramente anomalo per una band (sta per "Sentieri Erranti Nella Selva", opera del filosofo esistenzialista tedesco Martin Heidegger), ma, nonostante l'atipicità della scelta, per quanto possa sembrare incredibile, qualcun altro aveva già usato questo acronimo per il proprio gruppo musicale prima del quartetto pavese. Proprio così: da ben 20 anni S.E.N.S. è anche il nome di una band... giapponese (?), capace di produrre nei suddetti 20 anni qualcosina come 31 diversi album, tra cui perle assolute come "Heijitsu no Kyujitsu" oppure "Tsuki no ishi to chikyu no mizu" (chi riesce a pronunciarlo in 5 secondi vince un viaggio a Shikoku...). Decisamente beffarda la vita: se scegli un nome comunissimo (Love, Music, Guitar...) scopri che in tutto il mondo c'è, sì e no, un solo gruppo di ragazzi che ha avuto la stessa idea. Se invece te ne inventi una strana sul serio (S.E.N.S.: e di che cavolo sarà acronimo in giapponese?!?), scopri a sorpresa d'essere arrivato per secondo. Vabbè, lasciamo stare le leggi di Murphy, ed arriviamo ai "veri" S.E.N.S. (non ce ne vorranno i sicuramente bravissimi giapponesini). Da Landriano, provincia di Pavia, Roberto Allegrini, Stefano Cavioni, Marco Cusaro e Matteo Garlaschi si sono, evidentemente, ritrovati per volontà divina. Perché non c'è ombra di dubbio che una qualità musicale come quella palesata dai 4 brani di questo E.P. ha quasi del miracoloso, e può essere figlia solamente di persone diverse, sì, ma straordinariamente unite dal punto di vista musicale. Il suono è compatto, insgretolabile: un autentico muro sonoro, eccezionale e quadrato, un rock d'altri tempi sul quale, invece che urlare, la voce di Allegrini canta. Sembrerà banale, ma su suoni duri ed "heavy" si può anche cantare, cosa che ormai poche band paiono ricordarsi. E l'effetto è ottimo. Almeno sino a quando non comincia a "cantare" la chitarra di Stefano Cavioni: ascoltatevi l'opening "Illusione", e coglierete immediatamente l'effetto di "passaggio" dalla voce umana all'assolo di chitarra, lancinante e lamentoso, terribilmente vero ed azzeccato. Questo brano è davvero un capolavoro, ricorda "Strange kind of woman" dei Deep Purple, con la staffetta voce-chitarra tra Ian Gillan e Ritchie Blackmore. Ho sparato un po' alto? Procuratevi questo E.P., e ditemi se ho esagerato. Ma, per favore, non cercate su eMule: rischierete di beccare i giapponesini. "Tsuki no ishi to chikyu no mizuuuuu...!". (Andrea Rossi)