FRANCO BATTIATO  "Fleur's"
   (1999 )

Aveva dimostrato che gli bastava poco per tornare in testa alle classifiche ed essere più attuale degli attuali: a questo punto, Battiato poteva tornare a far quello che più gli piaceva. Ovvero, qualsiasi cosa. Con una produttività frenetica e anarchica, stavolta rimise nello sgabuzziono le schitarrate e la techno, per riprendere archi e pianoforte, e darsi alla pura interpretazione. Ora va di moda (bussare Baglioni e Pausini) l’album con canzoni d’altri, qualche tempo fa un po’ meno, ma lui non se ne curava: infilò nel suo repertorio – non esattamente povero, tra l’altro – cose che sembravano lontane galassie dal suo standard, tra De Andrè e Endrigo, tra “Ruby Tuesday” ad una “J’entends siffler le train” venutagli un po’ meglio di quella spesso sentite nelle serenate tra Apicella e Berlusconi. Eppure proprio da quel mondo veniva il primissimo Francuzzo, quando infilava i suoi 45 giri ne “La settimana enigmistica” e cercava una strada da interprete soft con le varie “Bella ragazza” o “Vento d’estate” o “E’ l’amore”. Ormai da lui ci si poteva aspettare di tutto, ma la cosa più sorprendente era come potesse far qualsiasi cosa senza mai sembrare fuori posto. Qui ci sono anche due inediti più una ghost track, e “Invito al viaggio” ospita il solito Manlio Sgalambro (sia mai che si fosse ingelosito…). (Enrico Faggiano)