ANDREA FERRARI  "Liquid walls"
   (2025 )

Il fagotto è uno strumento raro da ascoltare, al di fuori della classica. Nella musica non accademica, il suo particolare colore lo troviamo per lo più nelle colonne sonore, per descrivere personaggi grotteschi (come il leggendario tema di Fantozzi) o per accompagnare film horror nei momenti più granguignoleschi. Mi è rimasto impresso un suono della scena iniziale de “La terza madre” di Dario Argento, dove proprio durante uno squartamento eccolo là, il fagotto, con cupissime note...

Qui invece siamo da tutt'altra parte, nel jazz. Andrea Ferrari suona clarinetto, clarinetto basso, sassofono baritono e contralto; Roger Rota il fagotto e il sax sopranino; Alberto Zanini la chitarra elettrica e si occupa dei live electronics; Loris Leo Lari il basso elettrico; Davide Bussoleni la batteria.

Nell'album “Liquid Walls”, il quintetto diretto da Ferrari passa da momenti carichi di groove (come in “Blue Corner”) a fasi più frizzanti (“Kontinuum”) e momenti eleganti (“Density”), con lunghe sessioni di improvvisazione. Quel che mi ha colpito di più è il contrappunto dei primi due minuti e mezzo di “Living Rocks”: nota-(di sax)-contro-nota(di fagotto), sempre armonizzate, per poter sentire tutti i possibili risultati timbrici ed espressivi.

Anche il clarinetto basso si fa notare nei suoi ruggiti, come nel brano dal titolo indicativo “Dance of Wild Wood”. Legno che suona “grezzo”, quello degli strumenti. In “Drops”, Ferrari suona delle “gocce” con il sax (note in staccato) che danno il via a un pezzo vivace e a tratti inquietante, dove Zanini distorce la chitarra per inerpicarsi in un assolo zappiano.

Per l'ultimo brano in scaletta, “In isole”, la batteria si tace. Bussoleni concede solo qualche lento colpo di piatto per creare il carattere etereo del brano, che è un dialogo tra i fiati e la chitarra. Un ultimo contrappunto che chiude quest'album dalle pareti liquide, uscito per Caligola Records, che liquefà un altro confine musicale. (Gilberto Ongaro)