FLEUR DE FEU  "Weep"
   (2025 )

La musica dei Fleur de Feu si manifesta prevalentemente con paesaggi sonori dilatati, che letteralmente impressionano l'ascoltatore a livello di riflessione psicologica col loro mood estremamente rarefatto, spirituale e meditativo.

E' indubbiamente un ascolto impegnativo, e non si fatica a comprendere l'intento della cifra stilistica del gruppo belga capitanato dalla carismatica cantante Dominique Van Cappellen-Waldock, già attiva sulla scena post-punk locale.

Lo stesso titolo di questo secondo loro disco, cioè "Weep" (uscito per P.O.G.O. Records / OFF Records), invita il malcapitato (se casuale) ascoltatore a decifrare l'urlo inquietante, che porta tramite una introspezione a ricercare il senso della vita e della esistenza universale.

Loop chitarristici, ritmi ossessivi, synths, la voce impostata simile a quella di Siouxsie Sioux, formano un'alchimia invasiva che non lascia indifferenti.

Alcune atmosfere mi ricordano i Sisters of Mercy. I testi, oltre ad essere scritti dalla stessa leader, in questo caso sono stati ricavati per alcuni brani da testimonianze di Owl Woman, donna nativa americana vissuta nell'ottocento, figlia di un importante stregone Cheyenne.

Fra i musicisti accreditati, nella traccia iniziale "How Shall I Begin My Song?" noto l'italiano Jacopo Andreini, specialista dello Yayli tambur, strumento ad arco di origine turca che apre ad armonie esoteriche.

Chi volesse entrare pienamente nel mood del disco, potrebbe farlo ascoltando in successione ripetuta i due brani "My Hand" e "Mother", rispettivamente quarta e quinta traccia in scaletta.

"Weep" è un'opera significativa e di spessore, che però è da considerare certamente di nicchia ristretta, molto interessante sarebbe poter assistere ai loro live, dove sicuramente l'impatto scenico gioca un ruolo determinante. Voto 7. (Roberto Celi)