LINKIN PARK "From zero"
(2025 )
Devo ammettere che nutrivo una certa diffidenza nell’approcciarmi in questo disco. Da una parte perché il nuovo rock americano, quello nato dall’underground metropolitano, dal disagio sociale spesso agganciato con l’hip-hop, l’ho sempre ritenuto poco coerente e duttile una volta messo di fronte a qualche mucchietto di dollari. Poi, in generale, c'è anche l’inclinazione delle band ad allineare stili e tendenze come succede solitamente con le mode, mirando al contempo ad una perfezione estetica delle canzoni al limite del maniacale.
I Linkin Park hanno alle spalle una storia importante, partendo quasi in sordina a metà degli anni ’90 ed arrampicandosi un po’ alla volta al monte del successo, diventando in poco tempo una delle band nu metal americane più importanti. Basti pensare alle milionate di copie vendute dell’album d’esordio ‘Hybrid Theory’ (2000).
Gli ingredienti del loro suono sono da sempre una sorta di crossover di stili, che partono da una base metal, contaminata ora dal rap, ora dall’elettronica, passando per l’alternative metal senza dimenticare le origini, legate maggiormente al classic rock. Detto così sembra banale, ma la mistura all’ascolto è decisamente accattivante, tanto da riuscire a catturare anche chi di solito si accontenta del mainstream.
Giusto per dare un senso a questo nuovo album, è utile menzionare uno scioccante stop dei Linkin Park avvenuto nel 2017 nel mezzo di un momento importante del loro percorso: l’improvvisa scomparsa dell’allora frontman Chester Bennington. Un evento che ha messo evidentemente in crisi i vari componenti della band, per i quali da sempre era dichiaratamente importante non inciampare nelle dinamiche tipiche da rockstar, cercando piuttosto di mantenere alto il livello dei rapporti personali, dell’amicizia.
Malgrado la tragedia che li aveva colpiti, i restanti componenti sono comunque riusciti a pubblicare ‘One More Light’ (2017), annullando però il relativo tour, limitandosi qualche mese più tardi ad esibirsi in un unico concerto/tributo dedicato all’amico scomparso. Da allora, dei Linkin Park non si è saputo granché, tranne episodi legati ai singoli musicisti.
‘From Zero’, è il titolo scelto per il ritorno e va simbolicamente a riferirsi ad un nuovo inizio, ricordando contemporaneamente quando tutto è cominciato, quando la band si presentava ai fan con il nome Xero.
Inseriti in organico due nuovi membri (Emily Armstrong, co-vocalist, proveniente dagli alternative rockers Dead Sara, più Colin Brittain alla batteria, già noto autore e produttore di canzoni per G Flip, Illenium e One OK Rock), i nuovi Linkin Park si confermano una band in grado di catturare sia nuovi che molti e dubbiosi vecchi fan, grazie ad un suono duro ma melodicamente accattivante.
Non viene assolutamente toccato lo scream del cantato, che anzi mette in risalto le capacità tecniche della bella Emily Armstrong, sorprendentemente in armonia con i riff assassini della chitarra di Brad Delson. Importante, come forse si può immaginare, la sezione ritmica, per le mie orecchie inaspettatamente varia e potente, evidenziando spesso peculiarità quasi... prog.
Altrettanto determinante il ruolo di Joe Hahn, il manovratore dei suoni e delle “visioni” filmiche (sua la regia dei videoclip), alla consolle DJ ma all’occorrenza anche colui che sa dare colore elettronico alle sonorità che han reso famosa la band. Infine Mike Shinoda, l’anima hip-hop dalle origini russo nipponiche, nonchè chitarra e voce. È lui che fin dagli anni ’90 ha saputo agganciare i Linkin Park a salde fondamenta artistiche ma anche umane, oltre a rimotivarne senza fretta la ripartenza, malgrado fossero in molti ad essere dubbiosi o, peggio, a remare contro.
“È un album realizzato con un profondo apprezzamento per i nostri nuovi e storici compagni di band, per i nostri amici, per la nostra famiglia e per i nostri fan. Siamo orgogliosi di ciò che i Linkin Park sono diventati nel corso degli anni e siamo entusiasti del viaggio che ci attende” (Mike Shinoda). Tutto questo merita, se non altro, un gran rispetto. Il resto è musica buona. (Mauro Furlan)