BLIND GOLEM  "Wunderkammer"
   (2025 )

Il secondo lavoro della band veronese Blind Golem racchiude le caratteristiche di quello che, a mio parere, dovrebbe essere un vero tributo al rock degli anni ’70. È quasi ovvio che ciò dipende da tanti fattori, uno fra tutti un amore quasi viscerale per certi suoni, una colonna sonora di periodi di vita di altrettanti appassionati che spesso ha lasciato il segno.

Per questo appuntamento, i Blind Golem si “vestono a festa”, pubblicando un disco via Andromeda Relics decisamente settantiano nei suoni e con un vestito (grafico) firmato addirittura da Rodney Matthews (nota la sua collaborazione come illustratore dei libri fantasy di Michael Moorcock).

Il risultato è a dir poco eccellente, perché ‘Wunderkammer’ contiene undici brani inediti ed una cover arrangiati e suonati in maniera convincente e con perizia. Il risultato fa pensare che qualche anno fa qualcuno avrebbe di sicuro collocato questi musicisti tra i protagonisti della musica dura anche oltre confine.

Ho fatto cenno al suono anni ’70 che hanno saputo sviluppare. Ebbene: questo è un disco che suona puro hard rock di stampo inglese, come pensato e concepito da grandi band come Deep Purple e Uriah Heep.

Ma cosa caratterizza questo suono? Ascoltando le musiche colpisce l’abilità alla chitarra di Silvano Zago, un musicista che a mio parere sa cosa vuol dire mettere il proprio strumento al servizio della canzone adattandone il suono, regalando in tal modo al potenziale ascoltatore il groove dei Blind Golem, senza inutili protagonismi.

Altrettanto si può dire a riguardo delle tastiere di Simone Bistaffa, fine selezionatore di suoni al moog nonché aggressivo all’Hammond. Un particolare che mi ha riportato a quando qualcuno mi ha rivelato come Jon Lord modificasse il suono del suo C3, non accontentadosi di un “banale” Leslie, preferendo di gran lunga quello che usciva da un Marshall!

Nel tentativo di addentrarmi maggiormente nelle canzoni, penso sia opportuno citare alcuni brani che più hanno colpito le mie fantasia e sensibilità. ‘Some Kind Of Poet’ è un hard rock travolgente, talmente curato esteticamente nei dettagli da avvicinarlo alle migliori cose degli Uriah Heep. Un groove avvolgente provocato da un superbo supporto del suono Hammond in completa simbiosi con la chitarra, per un impatto potente e caratterizzante la personalità dei Blind Golem.

Ken Hesley gongolerebbe se s’imbattesse nel suono dell’organo di ‘Endless Run’, un riff infuocato che chiama in causa ancora una volta la chitarra per un muro sonico travolgente. Toccanti emotivamente i cori, che ricordano quelli che da sempre contriddistinguono i magnifici impasti dei migliori Uriah Heep. Poi un brivido quando si percepisce la magia del wha-wha in azione: un tocco settantiano inconfondibile per una band hard rock che si rispetti.

Un album omogeneo, per veri rocker affamati di buona musica ed assetati di... fiumi di birra! (Mauro Furlan)