CAROLINE PAGANI  "Pagani per Pagani"
   (2025 )

L'attrice, autrice e cantante Caroline Pagani pubblica un doppio album che celebra la memoria del fratello, cioè il cantautore, attore, scultore e attivista politico Herbert Pagani. Ce n'era proprio bisogno, perché Herbert Pagani era una di quelle penne lasciate un po' nel dimenticatoio. Ogni tanto la radio passa “Albergo a ore”, se qualcuno la richiede, ma grazie a questa uscita, la sorella rispolvera e fa scoprire un vasto repertorio, sia in italiano che in francese.

Lo stile di Pagani è teatrale: riesce a far convivere in maniera felice testi introspettivi, scritti con parole semplici ma puntuali, con musiche dalle melodie cantate con enfasi. In questo modo, Herbert riusciva a toccare contemporaneamente le corde dell'emozione, e il pensiero razionale. Un esempio palese di questa formula efficace è “La mia generazione”, che racconta dal punto di vista del figlio il dramma di due genitori che smettono di amarsi, che arrivano ad essere “malati di rancore”. L'originale era uscita nel 1970: in quell'anno, il 1 dicembre in Italia entrò in vigore la legge sul divorzio. Tanto per capire quanto Pagani sapesse cogliere lo spirito dei tempi.

Accanto a Caroline Pagani ci sono numerosi ospiti di rilievo: Moni Ovadia che canta “Il capretto”, questo povero animale che vuole essere risparmiato dal macello... Ma c'è anche spazio per una poetica ironia, come quella in “Serenata”, dove Pagani canta sotto un terrazzo, invitando la signora a buttargli pure un secchio d'acqua se non aggrada, perché almeno così dimostra che c'è ancora vita in quella città (che sensazione di solitudine...).

Gli arrangiamenti sono semplificati, la maggior parte delle canzoni sono ridotte a pianoforte e voce. Talvolta spuntano violino e fisarmonica, e altri strumenti, come nella festosa apertura con “Palcoscenico”, dove emerge lo spirito provocatore del fratello, che ama il teatro in quanto è vicino al pubblico, può cercare occhi “dove mettere il dito”, e lo spettatore è “libero di fischiare”. Altri ospiti sono Giorgio Conte (il fratello di Paolo), Shel Shapiro, ma quello che mi ha colpito di più è Fabio Concato, che canta “Da niente a niente”. Eh, niente, quando canta Concato, la canzone sembra sia scritta da lui, la sua firma jazz-intimista è inconfondibile. Concato scrive con la voce...

Anche se non capite il francese come me, sono coinvolgenti anche canzoni come “Imagine” e “La bonne franquette”. Le ultime tracce sono brani in prosa e poesia, recitati. Puro pensiero in “Lettera a un figlio”, “Uno strappo dal cielo”, “Per la vita quotidiana o per il mio Universo”, tra giustizia, domande su Dio a cui crede o non crede... Visti i tempi, forse è stata una scelta saggia non includere “Arringa per la mia Terra”, che mi aspettavo di trovare. Il perché non ve lo dico!

Abbiamo bisogno di riscoprire e far riscoprire Herbert Pagani, perché è un artista di pace, ma la Pace quella vera, fatta di impegno, non quella delle bandierine e del “lasciatemi in pace”. Essere operatori di pace significa anche prendersi la responsabilità di scelte scomode. In aggiunta, farlo in una maniera artistica credibile e non facilona e scontata, è un compito assai raro da portare a termine. Caroline Pagani riesce a far rivivere la verve del fratello, mettendoci la propria, e si fa veicolo del suo importante messaggio al mondo. Chissà che le penne più giovani ci trovino nuova ispirazione, per non mandare il “cuore in pensione” troppo presto! (Gilberto Ongaro)