RPM "RPM"
(2025 )
Se dovendo descrivere il contenuto di questo CD "RPM", del gruppo omonimo, farò riferimento all'allineamento dei pianeti ed all'orbita delle comete, chi legge non si preoccupi... non mi sono dedicato allo studio dell'astrofisica ma, per un disco stellare, questi sono riferimenti dovuti.
Non ho mai fatto mistero che il vibrafono sia il mio strumento preferito, che suono da sempre e che, inserito in modalità trio come in questo caso, con basso e batteria, trova la sua espressione migliore. Sono quindi di parte, è vero, ma chiariamo subito: anche chi non si sente eletto nella nicchia dovrà convenire che siamo in presenza di musicisti con i fiocchi, che hanno anni di carriera ad alto livello con collaborazioni internazionali e che, fra l'altro, si conoscono e suonano insieme da tempo.
Il vibrafonista romano Claudio Piselli lo avevo già ascoltato anche nel suo precedente disco solista "Now", ma qui, a mio parere, si è superato raggiungendo alti livelli di espressività e velocità. Pierpaolo Ranieri è un bassista e contrabbassista con attitudine fra il pop ed il jazz e dona ai brani sia un sostegno permeante e diffuso sia accenti ritmici e soli raffinati. Alessandro Marzi alla batteria porta un enorme contributo col suo drumming di origine jazz ma secco e puntuale come mi capita di sentire da ben pochi altri suoi colleghi.
Abbiamo sette tracce, di cui una originale composta da Piselli (la terza, ''Slippery Roads''), e le altre che costituiscono omaggi, opportunamente arrangiati, ad altri musicisti celebri.
Notevolissima la versione di "Effendi", seconda in scaletta, del pianista McCoy Tyner che, guarda caso, ritengo fra i migliori del panorama jazz assieme a Keith Jarrett, questa traccia la sto ascoltando in loop ormai da giorni e la ritengo un piccolo capolavoro di interpretazione, con il vibrafono protagonista ritmicamente doppiato dal basso ed una presenza batteristica che fonde jazz, rock e pop.
Claudio Piselli riesce, con la sua tecnica sopraffina a quattro bacchette strette e leggere, mi pare, a coniugare velocità ed espressività melodica sullo strumento (suona spesso su Bergerault vedo...). Questo lo si sente soprattutto nella traccia di sua composizione, molto suggestiva e sognante.
Cito anche il brano "Gotcha", quarto in scaletta, col suo andamento ritmato ed altalenante, omaggio al grande Bobby Hutcherson, vibrafonista statunitense a mio parere un poco sottovalutato, che ebbi l'occasione di vedere dal vivo in un suo concerto solo a Ferrara negli anni '90.
Affiatamento e cura del suono ai massimi livelli. Per me è uno dei migliori dischi mai ascoltati con presenza di vibrafono. Voto 9. (Roberto Celi)