MAI LAN MORINI & DANIEL GARDIOLE "Floraisons - Music for piano & piano 4-hands"
(2025 )
Ci sono pianisti il cui cuore appartiene al repertorio francese più di ogni altro e i protagonisti di questa nuova e intrigante avventura sonora lo sono.
Affrontare il repertorio francese implica una sensibilità particolarmente accentuata all’introspezione anche quando il mezzo, lo strumento, diviene incisivo, ma mai virtuoso al punto da immergersi in uno stato tensivo portato all’estremo.
Il “ritenuto” intimo e introspettivo dei compositori francesi moderni fa sì che l’orecchio non si abbandoni a tensioni esplosive ma sempre legate al filo sottile dell’elegante canto che lega irrimediabilmente la composizione dalle prime note all’ultimo accordo.
E’ una tensione che può essere insinuante come nel terzo tempo di ''Floraison for piano 4 Hand'' di Anthony Girard, ma mai esplosivo, mai esaltante, una liberazione data dallo sfogo emotivo ma escogitato in maniera intelligentemente raffinata. E qui, entra in ballo l’intelligenza musicale dell’interprete, che non asseconda ma vive della scrittura, che già nella mente di Girard fu sperimentatrice delle influenze francesi di autori quali Debussy, Ravel, Faurè.
Girard ci parla di musica attraverso il sistema tonale-modale perché un suono può portare ad un mondo fatto di sogno, mistero, oppure slancio, ma sempre in una estremamente interessante ottica minimalista, evanescente effimera.
Come il bagliore leggero etereo, oppure un vapore di suono sempre cantato ma con quella leggerezza il cui tocco non può mai dar sfogo alla passione fine a sé stessa… il “ritenuto” emotivo francese che tanto piace a chi si aspetta l’ascolto di un impressionismo reso in musica. Difficile proiettarlo tecnicamente senza cadere nella banalità di un suono bianco, e vuoto. Ogni suono ha il suo carattere, anche nella ripetizione di una frase incessantemente penetrante.
Ne ''Les merveilles de la mer No.3 - Un rayon de soleil, un nuage'', suonata dal Morini, si prospetta alla mente la pittura di Monet ''Impression, soleil levant'' del 1872, origine stessa dell’impressionismo, uno scorcio mattutino del porto di Le Havre, avvolto da una nebbia impalpabile e scialba che rende tutto sfocato e indefinito; qui i ribattuti con tocco leggero e costante pressione sul tasto stimola l’attesa del primo raggio di sole, che potrebbe aprirsi nel cielo tra le nuvole leggere in una indefinita sensazione di sospensione, in bilico perfettamente in equilibrio.
Gardiole definisce la musica di Reynaldo Hahn con fraseggio di inestimabile valore. Lo stesso compositore, Hahn, disse che solo in una età avanzata, in cui non poteva più permettersi un canto perfetto vocalmente parlando, ebbene solo a quel punto della sua esistenza poteva intonare in maniera perfetta con la mente la più perfetta delle sue interpretazioni. Questa la dice lunga.
Questo compositore, non solo compositore, personaggio poliedrico che abbracia il genere vocale come firma in un contesto impressionistico e intimistico, è stato scelto dagli artisti in quanto ruolo chiave nel percorso del repertorio francese inciso in questo ultimo lavoro.
Hahn si pone quanto mai interessante per il contenuto stesso delle opere per pianoforte. La sua è una poesia leggera che deve essere resa in maniera intelleggibile. Hahn era molto preciso nell’esporsi, basti leggere il suo trattato di canto “Du chant”, che raccoglie una serie di nove lezioni da lui tenute nel 1913 presso l'"Université des Annales", un testo tutt'oggi attuale nelle Accademia di Alta Formazione Musicale.
Per suonare Hahn quindi, devi ascoltare il canto insito in ogni sua opera, attraverso la mente di Hahn che definisce la tecnica musicale con la frase “tenere la voce in mano”. Il suo ''Clair del Lune n.8 - Le Lys'', uno degli undici brani della raccolta, è una preghiera alla luna intessuto di accordi tessiture e suoni uniti in una visione poetica di evocativa contemplazione.
Il Debussy di Gardiole non è scontato, il conosciuto “The snow is dancing” dai Children’s Corner viene cesellato con impressionante attenenza allo spartito soprattutto per il tocco brillante e leggero e il senso di sospensione vellutato iniziale di ''Jimbo’s lullaby'', dai toni bassi resi pianissimo e piano portano alla conoscenza il piccolo elefantino di pezza con cui la governante Chouchou animava le ninne nanne sempre moderate in Si bemolle maggiore.
Oppure la bellissima “Serenade for the doll”, quadretto eccellente di questa opera per l’infanzia non pensata per essere comunque suonata da una meno che ottima padronanza dello strumento e ottima maturità pianistica, è stata pensata da Debussy quando la piccola Claude Emma, figlia del compositore, aveva cinque anni. Si ispira anch’essa ad un gioco della bimba, la melodia ispirata ad un mandolino sembra di vedere volteggiare in aria il giocattolo di pezza, di qualunque forma sia, tra le mani della vivace bambina in un momento di gioco.
E poi il più famoso “Golliwog’s cakewalk” in cui la protagonista della danza evocativa, una bimba di colore, danza con ritmo vivace con piedini vorticosi resi incredibilmente reali dalle note ritmate e staccate e i piccoli incisi cantabili.
L’intero album, sicuramente amato da chi come la sottoscritta ama il repertorio pianistico francese, è un lavoro di precisione stilistica tra i più meritevoli e degni di attenzione degli ultimi tempi, e presenta un autentico percorso conoscitivo del repertorio attraverso tre dei suoi grandi protagonisti. (Elisabetta Amistà)