STEFANO DENTONE  "Basic"
   (2025 )

L'anno scorso avevo applaudito al lavoro di Stefano Dentone, americano di adozione poetica, dichiarandolo, un po' istintivamente, fedele al Bob Seger di "Against the wind" e al mitico Graham Parsons per affinità elettive imponderabili.

Il lavoro di ricerca di questo originale cantautore di cui l'Italia deve andare fiera prosegue senza sosta, sempre con un devoto omaggio alle radici ma con nessun atteggiamento fideistico, stavolta solo con la sua vocalità e la sua chitarra, in un mood assolutamente acustico e basico.

La fiamma che costantemente accende Dentone in questo nuovo lavoro è un autentico toccasana in tempi di autotune e diavolerie tecnologiche che allontanano dal cuore vero della musica: soli con le note e le ispirazioni che vengono dal profondo, così si parrà la tua nobilitate direbbe il padre Dante.

Un perimetro di sacralità laica dipinge ogni segno del suo lavoro pittorico, stavolta condotto con lo strumento del disegno, ossia come detto voce e chitarra senza superfetazioni o architetture accessorie. Musica nuda, ossia vera e vestita solo di senso e verità.

Sono ormai vent'anni e rotti che Stefano si è incamminato sulla strada della canzone d'autore indipendente e con acribia difende il suo territorio di studi e di affezioni, cui va attribuito un incondizionato plauso. Le inflessioni country e blues e folk Usa si sentono eccome ma niente è di peso, niente di ciò che esce dai diffusori è inessenziali, e anche qui come spesso ripeto occorre un buon impianto per valorizzare queste sonorità e farsi da loro prendere per mano.

L'anno scorso parlavo di qualcosa che va oltre il mero artigianato e infatti siamo ancora una volta al tailor made acustico che cresce ascolto dopo ascolto e merita di non essere seppellito in una facile playlist di immediato consumo. C'è un filo di rabbia e di disperazione in più che si coglie, ma anche una rinnovata voglia di energia che invita a non farsi schiacciare dagli eventi.

Confermo: voto 9 e da godersi con una buona IPA e in compagnia, assolutamente non da soli. Solo ha voluto essere in questo lavoro essenziale e seminale Dentone, in attesa di tornare in studio con la sua fidata Family Band, ma qui siamo davvero di fronte alle radici esposte e stese ad asciugare al sole, una rimeditazione delle origini che sa di rinnovamento e ripartenza, una pratica quanto mai necessaria in tempi di disorientamento in cui siamo chiamati a ripercorrere le identità e a domandarci che senso hanno per noi i valori fondamentali in cui siamo nati cresciuti e maturati.

Un bell'esempio anche etico che talora dà la musica quando è ragione di vita e non di mercimonio. (Lorenzo Morandotti)