HUNGRY GHOSTS  "Segaki"
   (2025 )

Il trio norvegese e malese Hungry Ghosts, formato da sassofono tenore, contrabbasso e batteria, dà seguito al disco di debutto con un secondo album per Nakama Records altrettanto stratificato, variegato e appassionante, addirittura più coinvolgente e maturo del precedente, nel quale il loro jazz sperimentale e avanguardistico si frantuma e frammenta in dimensioni e in sfumature estremamente innovative.

Hungry Ghosts è il progetto musicale di Yong Yadsen, Christian Meaas Svendsen e Paal Nilssen-Love. Il loro jazz rumoroso, claustrofobico e nervoso è un insieme di vibrazioni, contrappunti e dialoghi sonori che guardano a universi mai del tutto lontani fra loro: l’avanguardia contemporanea spiazzante e complessa che esplorano riporta alla mente le tante nature di John Zorn, di Matana Roberts e dei Fire Orchestra. In quattro composizioni, due lunghe e articolate, due più brevi ma altrettanto incisive, quasi come fossero delle code di quelle che le precedono, Segaki si muove con coraggio e ambizione negli anfratti più misteriosi e strani del jazz, dell’avanguardia e della classica sperimentale contemporanei.

In quarantacinque minuti circa di musica, gli Hungry Ghosts mostrano con quanta passione e con quanta grinta i tre membri del gruppo si muovano e interagiscano tra loro: le idee si compenetrano e si seguono e, come sempre accade nei migliori complessi, lo stile e le tendenze del singolo emergono sempre come parte di un tutto che come semplici e prevedibili giustapposizioni. Così le scariche ansiose e vulcaniche del sax sono levigate e talvolta equilibrate da un contrabbasso caldo e pulsante, così la ritmica frammentaria e tenebrosa si carica sulle spalle le derive sognanti e spesso concitate degli altri due strumenti presenti.

Gli Hungry Ghosts non lasciano ovviamente nulla al caso: le due composizioni lunghe e ostiche, evidentemente suddivise in segmenti che tra loro si compenetrano e si alimentano, riescono a coinvolgere l’ascoltatore in ogni loro fase e in ogni loro trasformazione, riuscendo sempre a instaurare un proficuo dialogo tra gli strumenti e tra gli stessi periodi della composizione stessa. Il coerente e intricato rapporto che ciascuna di esse costruisce con il brano più breve che le segue è altresì funzionale a creare un ritmo non solo nelle composizioni ma anche all’interno del progetto stesso inteso come disco e come flusso continuo di suoni e di ritmi. Il tutto rende Segaki un disco riuscito ed estremamente interessante. (Samuele Conficoni)