POPFORZOMBIE  "Ricordati di vivere"
   (2025 )

Uscito per VREC Label, il nuovo album dei PopForZombie “Ricordati di vivere” presenta una copertina con dodici corpi umani in piedi, travestiti da dodici animali diversi. Non so se sia un caso, ma collego ogni animale bipede a una canzone, perché sono dodici anche quelle. Il disco presenta ospiti noti, come Andrea Chimenti, Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione, Mariano Deidda, Danilo Pala, Talèa e Roberto Tiranti dei Labyrinth.

Seguendo dunque l'ordine degli animali in copertina, la “canzone toro” è “Che ne pensi”, un dolce 6/8 tra arpeggi di chitarra acustica, note di pianoforte e leggeri suoni synth. La canzone “maiale” invece è “Lo sai”, che porta riflessioni esistenziali: “La vita è dura, dura come un sasso, come un frutto tropicale chiuso nel congelatore. La vita è dura, è un cavallo bianco imbizzarrito sulle scale, è la pietra dell'inciampo, è lo scandalo di un altro amore”.

Nonostante le melodie tutto sommato allegre e le sonorità alt folk parecchio luminose, le parole sono connotate da una certa amarezza. “Prometeo” racconta la caduta dei miti con uno sguardo decadente: “Si vive tramontando, in continuo transito”. E ancora in “Meglio di così”: “Forse mi manca il futuro che avevamo immaginato, cristallizzato nel nostro passato, nei letti in cui mi sono addormentato. Un sole lento cadeva piano giù nel finestrino (…) deludente come sughero nel vino”.

Si accende la distorsione per “Rifugio”, che oltre a essere titolo della canzone sembra anche il modo di considerare lo stesso far musica dei PopForZombie: “Io qui non smetto di cantare la mia inutile canzone anche se so che poi non ho molto da dire”. E si chiude con una constatazione disincantata, ribaltata poi in domanda: “Saremo immortali finché vivremo. Siamo immortali finché viviamo o siamo tutti morti ma non ce ne accorgiamo?”. Del resto, questo è pop per zombie, quindi la domanda è pertinente!

L'armonica a bocca arricchisce l'arrangiamento di “Padre”, canzone dedicata al papà con una certa tenerezza agrodolce: “Ho un'infanzia di biscotti e zuccheri, affezionata al bianco della neve”. Ma poi si torna subito a riflettere sui massimi sistemi, e se Niccolò Fabi dice che in via del Corso non si può trovare un negozio di antiquariato, la voce di Paolo Passera invece stabilisce dei confini di semplicità alla propria esistenza: “Non cerco cose che non so trovare in uno spaccio alimentare”. Ma forse, più che semplicità, è proprio un imporsi dei limiti, un voler evitare lo spazio sociale da protagonisti, restando ai bordi: “Ho preso le distanze da ciò che è importante”.

Delle campane rendono solenni certi passaggi di “Hai ragione ma ti sbagli”, che procede a descrivere questo senso di inutilità: “Che ne sarà di tutto quello che conosci (…) tutti i profeti che hanno occhi ma non vedono”. Poi “Chagall” si ispira al pittore russo-francese, colorando il testo di varie tinte e scappando in una regressione infantile: “Se tu insisti davvero, allora rendimi azzurro”.

“Fallo bene” insiste con la tristezza: “Se vuoi farmi male, allora fallo bene”, e dopo il singolo “Discesa” (altra parola significativa nel campo semantico dell'album), l'album si chiude con una suggestiva “Ricordati di vivere”, dove il posto da protagonista della chitarra acustica viene lasciato ad un pianoforte, che fa una sequenza di accordi non preparati (cioè non “modula” gradualmente, li cambia saltando di tonalità), rendendola particolarmente onirica. Ma anche qui non si scappa dalla visione cupa, visto che ci si sente macinati “dal mulino di Dio”. Forse l'ultimo animale in copertina è un essere umano.

Che dire, i PopForZombie propongono uno sguardo attonito, e le loro canzoni ambivalenti sono un rifugio per parole amare, riscaldate da una musica affettuosa e trascinante. (Gilberto Ongaro)