CHRISTOPHER COLM MORRIN  "Sketches 1-17"
   (2024 )

In Sketches, uscito per Stray Signals Records, Christopher Colm Morrin dà vita a un pregevole lavoro estremamente coeso e intricato, coerente e al tempo stesso variegato e sorprendente, che unisce tentativi di fuga, corse in avanti e corse all’indietro, ritmi e melodie in un mastodontico lavoro diluito in diciassette composizioni per un totale di oltre due ore di musica.

Sketches è un percorso a ostacoli affascinante ed enigmatico: chiunque voglia uscirne agilmente e rapidamente è pregato di ripensarci e di avere pazienza. Nel suo dolce e ipnotico minimalismo, Sketches guarda al passato, ripescando dalla tradizione dell’avanguardia sperimentale di fine Anni Novanta e di inizio Duemila, ed è attenta al presente e al futuro, intercettando i ritmi e le sonorità dell’elettronica di oggi in un quadro di sfumature e di vibrazioni calde e avvolgenti.

Non è certo un ascolto semplice, come si diceva: due ore e diciotto di ascolto suddivise in diciassette tracce che compongono un universo a sé stante, che rispecchia la solitudine e l’immersione nella meditazione che hanno caratterizzato i primi mesi in cui l’opera è stata composta, quelli di isolamento e di paura del 2021, ancora ostaggi del virus e consci di quanto il mondo intorno a noi stesse cambiando rapidamente. Proprio il restare fermi corporalmente e il viaggiare con il cervello e con l’anima sembrano caratterizzare molte delle tracce del disco, fatte di pattern melodici e ritmici spesso ripetuti a lungo e tesi a far entrare l’ascoltatore nella musica con tutto sé stesso.

Sketches, come dice il titolo stesso, è fatto di bozzetti, acquarelli sfumati dipinti con passione e con trasporto dal loro autore e pensati per essere goduti con pazienza e con abnegazione, come le pennellate ritmiche del Van Gogh della Notte stellata, che assurgono a scopi differenti se osservate nel complesso da lontano o viste in dettaglio da vicino. I diciassette capitoli di questo progetto, nella loro complessa e sfuggente natura, rappresentano le metaforiche pennellate di questo ostico ma splendido dipinto. (Samuele Conficoni)