PIETRO LAZAZZARA  "Alma gypsy"
   (2024 )

Il chitarrista Pietro Lazazzara, con il nuovo EP “Alma Gypsy”, ci porta nel mondo di questa musica itinerante, fatta di fusione di stili storicamente sviluppatisi in due filoni: da una parte il flamenco, che notoriamente è di stanza in Andalusia; dall'altra il gypsy jazz, di cui il più noto esponente fu Django Reinhardt. Con Lazazzara balliamo in entrambi i fronti.

Uscito per Stradivarius, “Alma Gypsy” ci dà prova delle varie direzioni che si possono incontrare nella musica gypsy. La titletrack di apertura è una vivace corsa sulla tipica scala flamenca, cioè la frigia dominante (mi fa sol# la si do re# mi) ma subito dopo, con “Vals à Galliano (1)”, Lazazzara viene affiancato dal fisarmonicista Walter Di Girolamo, per passare ad un tre quarti zompettante, che è un omaggio al francese Richard Galliano. La melodia di questo pezzo ricorda l'eleganza di Francisco Tárrega. (Forse pensate di non conoscere Tárrega. Vi dico che un piccolo inciso lo conoscete tutti, grazie alla Nokia. Cercate “Gran Vals” e piangete di gioia con me...)

“Elegia degli opposti” ci riporta alla chitarra solista, con un'energia dirompente per un brano in tonalità minore, dalle progressioni rese drammatiche anche dagli accelerati e dai rallentati. Con “Tango a la manouche” arrivano violino e violoncello di Francesco Clemente e Maria Pia Lazazzara, e il basso di Antonio Solazzo, a fare compagnia al chitarrista per un ritmo in battere, quello del tango standard che ben conosciamo, riscaldato dagli archi. Dal battere si passa al ritmo in levare, con la frenetica “La folle journée!”, dove quasi le corde sembrano pigliare fuoco!

“A Little Story” rallenta i battiti, per una chitarra solista che inanella sequenze melodico – armoniche a mo' di racconto. La conclusione dell'EP è lasciata alla sola fisarmonica, in “Vals à Galliano (2)”, per un ultimo tre quarti grazioso. “Alma Gypsy” è un EP per scoprire o riscoprire le caratteristiche di questa musica gitana, che continua a ispirare artisti di più latitudini e longitudini. (Gilberto Ongaro)