ALESSIO BONDI'  "Runnegghiè"
   (2024 )

Alessio Bondì, già vincitore del Premio De André nel 2013 e della Targa Siae al Premio Andrea Parodi nel 2014, esordì con il suo primo album "Sfardo" nel 2015. In questi 10 anni abbiamo imparato a conoscere bene l’autore palermitano (ma romano d'adozione), bravo a contaminare le sue radici folk con ritmi contemporanei.

Bravo pure in un compito ancora più arduo, ovvero potabilizzare per tutti (dall'ingegnere di Cuneo alla casalinga di Voghera) il suono esotico della lingua natìa, ovvero il siciliano. Non esattamente l'idioma più semplice e fruibile per chi è nato da tutt'altre parti, non solo nello Stivale, dal momento che Bondì si esibisce regolarmente anche all'estero (Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra, Francia, Olanda, Belgio), essendo pubblicati i suoi dischi in svariati paesi tra Europa ed America, ed avendo collaborato con artisti d’oltreoceano, come nel caso del duo “A Santa” con la cantautrice brasiliana Nega Lucas.

Il cantautore, che vanta pure un passato come attore, torna ora con questo "Runnegghiè", e la passata magia si rinnova, anzi si potenzia grazie ad 8 nuovi episodi, tutti centrati, sorprendenti ed ammalianti. Se mi permettete il pericoloso paragone, Bondì riesce con questo neonato disco ad eleggere il vernacolo siciliano a linguaggio assoluto come solo Pino Daniele era precedentemente riuscito con l'idioma napoletano.

Dalla danza di "Tammuru", che stappa l'album come un buon vino, alla ballata di "Taddarita" ("pipistrello" in dialetto palermitano), dedicata all'appena nato nipotino, come in "Vucca i l'arma", memoriale della scomparsa bisnonna, fino alla title track "Runnegghiè", questo viaggio ci conduce esattamente dove Alessio vuole: ovvero ad abbracciare la sua terra, la sua amatissima Sicilia, come parte della storia di noi tutti.

Perché quando i sentimenti ed il senso di comunione sono predominanti, in una proposta artistica, il piccolo diviene immenso, ed il locale diviene mondiale. Questa è la forza della vera arte. E questa è la forza di Alessio Bondì. (Andrea Rossi)