QUEEN "Queen I (50° anniversary boxset)"
(2024 )
Ci sono momenti nella storia in cui occorre guardarsi indietro con spirito di reverenza filologica, perché il panorama attuale offre poco o niente di nuovo e di bello. E andando a ritroso nel tempo, al netto della furbizia delle case discografiche e degli stessi musicisti in crisi che non sanno più cosa scovare per macinare denaro, si scoprono perle inarrivabili oggi.
Nemmeno la più astuta intelligenza artificiale potrebbe ricostruire l'atmosfera in cui un capolavoro della musica moderna ha avuto origine. Tuttavia ci si può andare molto vicino, ed è il caso dei mitici Queen che - strenna natalizia assoluta - hanno mandato fuori per la gioia dei fan il remix del loro album di debutto, "Queen I", con un box di ben 6 cd. Mezzo secolo fa, come "The dark side of the moon" e "The lamb lies down on Broadway" dei Genesis.
Eppure questa musica è senza tempo, e il restauro curato stavolta da Justin Shirley-Smith, Joshua J Macrae e Kris Fredriksson intende dare una marcia in più per far suonare come la band ha sempre voluto che suonasse il disco, farcito di alternate take, demo e tracce live. È la prima volta che un disco dei Queen presenta un nuovo mix stereo, va detto, è appena capitato ad "Animals" dei Floyd con risultati controversi.
Il cofanetto di Brian May e soci delizierà le vostre feste con 63 tracce e 43 nuovi mix, tra cui l'album originale con l'ordine di esecuzione iniziale, registrazioni dei Queen in studio, demo, rari brani dal vivo, e l’incisione inedita della prima esibizione live dei Queen a Londra, nell'agosto 1970. Memorabilia in un periodo in cui c'è poco di memorabile oltre le guerre, la crisi di valori e di soldi? Forse, anche gli anni Settanta non scherzavano peraltro, eppure partorirono questi gruppi (sì, ci metto anche i Black Sabbath), a riprova che la classe non è acqua ma sudore e lacrime e sangue.
Certo quando May dice: “Tutte le performance sono esattamente come apparivano originariamente nel 1973, ma ogni strumento è stato rivisitato per produrre i suoni ambientali “dal vivo” che avremmo voluto utilizzare originariamente. Il risultato è una novità assoluta”, i fedelissimi ci crederanno, i laici come noi potranno dubitare di questa ripulitura digitale, ma tant'è.
Ricordiamo che negli stessi studi poco prima Bowie aveva fatto ''Hunky Dory'' e ''Rise and Fall of Ziggy Stardust'', così come i Floyd incisero le prime note ad Abbey Road accanto allo studio dei Beatles. Cose che capitano quando la storia è favorevole. Oggi l'energia assoluta di quel primo album a tutti gli effetti seminale rivive intatta, per qualcuno anche potenziata, alla faccia di chi osanna le scoregge musicali imperanti che durano quanto lo scoppio di un petardo.
Lunga vita alla Regina, onore all'icona Freddy Mercury, e per me primo cofanetto dell'anno senza se e senza ma. Segnalare è d'obbligo: in nuova veste ora "Queen I" include “Mad The Swine”, una canzone assente dall’LP originale a seguito di una divergenza di opinioni tra la band e uno dei suoi produttori. Ora è stata reintegrata come quarta canzone dell’album, tra “Great King Rat” e “My Fairy King”, proprio come i Queen volevano che fosse nel 1972.
Tanta, tantissima musica ad alto potenziale, capace di risvegliare e incantare ed esaltare anche i morti. (Lorenzo Morandotti)