TALK IS CHEAP  "Talk Is Cheap!"
   (2024 )

Se avete voglia di gustarvi una ventina di minuti di musica interessante, ossia di quella che le radio commerciali neanche si degnerebbero di avere in scaletta, allora puntate i radar sul quartetto pugliese dei Talk Is Cheap e capterete un bell’udire nel loro validissimo ep d’esordio ''Talk is cheap!''.

Il perché è presto detto: 7 idee fresche che si snodano su declinazioni pop low-fi, tracciate tra gli anni ‘80 e ‘90, con striature malinconiche che s’affacciano nel cortile dei Cure ma senza sporgersi esageratamente. Insomma, il giusto equilibrio di mescolanza stilistica, atto a servire un cocktail decisamente squisito.

La sinuosa “Silhouette” apre le danze con carisma espressivo, ma un certo sussulto dei Pavement emerge nella seguente “Lady Smith”, mentre la snellezza di “Stains” conferma quanto sia assai scorrevole la tracklist: e già siamo alla traccia numero tre senza rendercene conto.

D’altronde lo sapete, no? Quando si godono dei bei momenti, il tempo fila come un missile. Infatti, i Talk is Cheap san bene che questa è la strada giusta per attecchire sui lobi, e piazzano subito l’oscurità briosa di “Dead or Dead (Milky Vrs)”, che fa rotear la testa e battere il piedino.

Poi, i ragazzi si lasciano andare alle stramberie di “Fu Li Cheng”, che non sarà certo l’episodio migliore del lotto ma per il quale va, comunque, spezzata una lancia, giusto per l’ardire sperimentale.

Torna l’eco di mister Robert Smith nell’elastica dark-ballad di “J.F.” e, soprattutto, nella gagliarda jungle-wave di “Shivering”, scelta per chiudere baracca.

A tirar le somme, non occorre neanche saper giocare a briscola per capire che il combo pugliese ha debuttato calando subito il settebello vincente! (Max Casali)