ROSSANA CASALE "Almost blue"
(2024 )
Adoro Holly Cole, che ho ascoltato dal vivo in un concerto al Blue Note di Milano, purtroppo dimidiato da una sua indisposizione. La cantante jazz canadese sta tornando con un nuovo album dal titolo "Dark Moon" a fine gennaio, e per chi non la conosce suggerisco l'immenso album "Romantically Helpless".
Ecco, se c'è una italiana che dichiarerei patrimonio dell'umanità e che amerei (ovviamente in sogno, ma hai visto mai) ascoltare in duo con Holly per intime affinità, è l'altrettanto eccellente Rossana Casale. Che torna con un titolo che è tutto un programma, "Almost Blue", che non è solo un film thriller del 2000 diretto da Alex Infascelli, tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Lucarelli. "Almost blue" è anche il titolo di uno dei brani più ascoltati di Chet Baker, cover di una canzone di Elvis Costello.
Casale tinge di blu anche il suo nuovo lavoro, che raccoglie alcuni brani tratti dal repertorio storico del jazz e un inedito scritto a quattro mani con il pianista Luigi Bonafede, "Shades of Blue". Sono 11 brani che nel loro titolo hanno la parola blu, compreso appunto l'epitaffio di Baker tratto dal booksong di Costello.
Blu come la malinconia, l'introspezione, la voglia di star da soli quando tutto è attorno solo rumore, blu come antidoto alla noia e al conformismo, blu come la tristezza, una notte di Van Gogh, la promessa rigenerante di un nuovo giorno che si attende senza se e senza ma, Francesco I avrebbe detto nec spe nec metu ossia senza paura né speranza, blu come le radici di una sensualità mai volgare anzi improntata all'eleganza che ha forma di velluto.
Blu. Il blu preceduto dal quasi, che lo distanzia dal resto, che lo perimetra e lo illumina senza abbacinare o urticare, il blu della penombra insomma, che sottolinea con quella sonorità piena nella pronuncia di "almost": quasi blu, non ancora blu, ossia più blu e poetico dello stesso blu definitivo che non sarà mai, peraltro, perché le sfumature sono tantissime, altro che le sfumature di grigio della banalità contemporanea.
Il tutto in un disco sostanziato da un invidiabilissimo e sapido interplay, da una qualità assoluta degli arrangiamenti, nutrito e sostanziato dalla voce di Rossana che col tempo si è fatta ancora più incisiva.
Diamo parola alla stessa Rossana, dopo un primo ascolto globale del disco, perché il suo punto di vista merita. “In questo momento sento l’esigenza di guardare più in la di quello che vivo ogni giorno - dice - di perdermi in pensieri più profondi da ciò che la vita mi offre e mi chiede. Non mi sento parte del presente ma senza volerlo, lo sono, lo siamo. Così, come mi è già successo in passato, la salvezza la trovo nella creatività del Jazz, che sia triste o allegro, slow o up-tempo”.
Voto 9 e ottimo regalo di Natale alternativo alla solita melassa. (Lorenzo Morandotti)