FABRIZIO EMIGLI  "Faccio sul serio"
   (2024 )

Terzo album di Fabrizio Emigli e uscito per l'etichetta Sopra C'è Gente, “Faccio sul serio” contiene dieci tracce, tra cui una cover di Francesco De Gregori, che mostrano un cantautore classico, intento a raccontare di emozioni quotidiane. La chitarra giocattolo in copertina non è sufficiente a spezzare l'effettiva serietà che emerge dai brani: si cerca di raggiungere la poesia.

“Non trovo pace” apre l'album in versione solo piano, chitarra acustica e basso fretless, e poi torna come penultima traccia, con l'orchestra intera. Come spesso accade, la canzone d'autore si intreccia con elementi jazz. Comunque le parole sono sempre in primo piano, come il cantautore dice ne “Le tre cose che so”: “Di cantare io non sono capace, ma quel che mi piace è incrociar le parole”. Ed ecco come le intreccia in questo primo pezzo: “Vorrei sorvolarti il bel viso, e planare sul tuo cuore idiota, e riprendermi il sorriso che da allora viaggia a bassa quota (…) stacco tessere d'azzurro fino a scomporlo, Dio, e affogo in questo vuoto azzurro perché da sempre è il posto mio”.

In “Alina ballava benissimo”, Emigli cerca parole di consolazione: “Guarda che è solo un coriandolo, quel coso che è lì sopra il cuore”. Tra sogni rubati e speranze deluse, il cantautore cerca di soffiare via questi coriandoli di dolore, con parole che fungono da tettoia protettiva: “Ti accovacciavi sotto quelle rime”. Nella titletrack, la fisarmonica accompagna immagini tra magia e disillusione: “Io faccio le carte ma neanche ci credo (…) ho dieci paure, una per impronta, dieci anelli a strozzarmi le dita (…) Seguivo i tuoi fianchi nei passi del tango e mi svegliai nei tuoi baci di spine”. C'è poi un verso che torna leggermente modificato in una canzone successiva: “I graffi di spunta sul mio calendario sono codici da decifrare”.

In “Non rivestirti mai più”, forse il pezzo più d'effetto, tra i vari ripensamenti alle cose fatte, c'è anche: “Quante cose abbiamo scritto firmandole col nome e cognome sopra un foglio fitto fitto di segni e date da decifrare”. In questo pezzo, le strofe partono da un senso di perdita, di tempo e di occasioni, fino all'ultima strofa che ribalta il pensiero: “O magari abbiamo vinto e non ce ne siamo accorti nemmeno”. La canzone finisce a sorpresa con diverse modulazioni armoniche, sottolineando l'incertezza della condizione psicologica.

“Mezzafaccia” evoca vaghe sensazioni di incidente stradale, o di emergenza umanitaria: “Ti si vede mezza faccia tra ambulanza e campane, e un dolce vento di bonaccia che porta bene. Qui ci si rovina il trucco mentre muoiono mille persone (…) E il mio vicino di casa dice che andrà tutto bene, e intanto sbraita e bestemmia tra le sirene”.

La cover di De Gregori è “Bene”, che rispetto all'originale comprende anche un pianoforte, che con le sue note acute valorizza i cambi armonici, che con De Gregori erano meno marcati. Quando si arriva a: “E ancora mille volte, mille anni, ci scommetto, mi ringrazierai”, arrivano anche la chitarra elettrica, e poco dopo la batteria. Non è una cover stravolta, ma ben arricchita.

Emigli fa sul serio, però in “Abbracciami”, scritta assieme nientemeno che a Edoardo De Angelis, Emigli ammette un carattere ancora immaturo: “Abbracciami, lo sai che la mia casa è tra le nuvole, per questo sono sempre troppo giovane per imparare a vivere, per imparare a vivere con te”. Ed infine la serietà si mette in pausa con l'ultima canzone, uno swing un po' vintage, “Passo a prenderti col tram”: “Leggero sarà ogni slancio per non prenderci sul serio (…) rubo un transistor, lo accendo e passo a prenderti col tram”.

Fabrizio Emigli mantiene la tradizione del cantautore vero e proprio, quello appunto serio, però delicato, rivolto a sondare l'intimità e raccontare la vita con sincerità. (Gilberto Ongaro)