ILENIA ROMANO  "Arbore femina"
   (2024 )

L'esordio di Ilenia Romano è nel segno dell'elettroacustica. Uscito per Moonlight Records, “Arbore Femina” è un viaggio in una delle lingue romanze più antiche: il sardo-logudorese, quello della Sardegna settentrionale. Non disponendo della traduzione, non posso riportarvi i testi corretti, ma qualcosa forse la intuisco. La cantautrice attinge da simbologie arcane, come probabilmente quella del sacro femminino, che si intravede dalla titletrack. L'albero da sempre rappresenta un collegamento verticale col divino, una porta per il trascendente.

Mi viene in mente il conterraneo Beppe Dettori, che nel suo disco “Animas” evoca Sardus Pater, antica divinità shardana (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=8444), e questo può essere il contrappeso Femminile. Ma non c'è solo trascendenza, c'è anche l'immanenza, il qui e ora: “Hic et nunc”, locuzione latina che dà titolo ad un brano particolarmente arioso. Nelle canzoni di Romano, la voce è generosa nel creare molte armonizzazioni nei brani, e gli arrangiamenti morbidi, a metà tra suoni acustici ed elettronica, a volte hanno reminiscenze di Elisa, come in “Fodzas”, che ben si presta ad essere un brano pop, con un ritornello accattivante.

Per il resto, ci troviamo nelle tiepide e confortevoli zone della world music, e infatti compaiono ospiti di tale mondo. In “Antiga anima” ecco l'arpa celtica del noto divulgatore Vincenzo Zitello (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=9829), e lo ritroviamo anche tra le onde di “Maredeu”, brano tutto da nuotare, e suonare gli archi di brani come “Recuìda”. Ilenia Romano affida la produzione artistica a Christian Marras, polistrumentista che suona tra gli altri strumenti anche il chapman stick. È lui ad aver coinvolto Zitello, e Marco Fadda a batteria e percussioni.

Le canzoni sono molto suggestive, anche la breve “Niunu”, di appena un minuto di durata, ma che porta una melodia che resta impressa. Complice di questa suggestione, talvolta è anche l'utilizzo della scala lidia, come nel caso della citata “Recuìda”, con la quarta eccedente, che garantisce sempre un certo effetto misterioso e intrigante. “Arbore Femina” prende una lingua antica, con i suoi dolmen e le sue grotte, e la porta nella musica contemporanea. (Gilberto Ongaro)