POLINI - SORCI - MANGIALARDI  "New standards"
   (2024 )

Se il prof di musica entrasse in classe per la prima lezione dell'anno, e vi desse bastardamente a trabocchetto, come compito a sorpresa, "rivisitare grandi successi della musica rock e pop attingendo dalla poetica manouche", che razza di sommossa verrebbe fuori?

Per sostenere una prova del genere senza scivoloni ridicoli o millanterie da sbruffoni di borgata, occorre essere gitani dentro senza se e senza ma, ossia glocal, e la sfida è raccolta con simpatica professionalità da un trio composto da Giammarco Polini (chitarra), Paolo Sorci (chitarra) e Claudio Mangialardi (contrabbasso) nel disco intitolato ''New Standards''.

Alla band si aggiungono in alcuni brani Dalila Maretti al cajon e Carlo Celsi al violino, per rivisitare e riarranngiare come detto con brio ma anche con sicurezza e buon senso dell'interplay brani noti alle playlist planetarie.

Il disco è il risultato di un processo, spiega il gruppo, simile a quello svolto dai grandi musicisti gypsy, su tutti Django Reinhardt, che spesso riadattava al suo stile delle celebri song che in questo modo acquisivano una luce del tutto diversa. Un disco gitano che rispetta e attraversa le culture che conosce nel suo nomade pellegrinaggio. Perché la musica, il jazz lo insegna in sommo grado, è frutto di mescidazioni e ibridazioni.

Da citare nell'album la rilettura di "Seven Days" di Sting e "Life on Mars", grande successo di David Bowie, che accentua il lirismo intrinseco grazie alla presenza del violino. Una luce nuova a suon di cajon brilla anche nella rilettura di "Black hole Sun" dei Soundgarden (ricordate l'apocalittico video?). Un disco finalmente analogico e non usa e getta, da riascoltare più volte, nato nel piacere del suono e della musica e nel piacere di condividerla, da scoltare anche in viaggio, a volume moderato, rassicurante ed esaltante come un buon schietto vino italiano, pensiamo a un Sassicaia giusto per sbilanciarci. Voto 9. (Lorenzo Morandotti)