FONTAINES D.C.  "Romance"
   (2024 )

“Skinty fia” mi aveva schiaffeggiato così forte che, da subito, mi ero sentito di eleggerlo come uno dei dischi più belli degli anni ’20, nonostante fossimo solo al 2022.

Ogni canzone si inseriva perfettamente sull’altra, o forse è più corretto dire nell’altra, perché erano canzoni da vivere con intensità e trasporto, senza concessioni a easy listening o a buonismi di sorta. Poi leggevi alcuni titoli come “I love you” e magari eri portato a pensare a un pop standardizzato… e, invece, no.

Con “Romance”, mi aspettavo di ripetere la magia… e, invece, no; almeno non proprio. Dopo qualche ascolto, mi sembra di avvertire quell’unica cosa che non c’era in “Skinty fia”, ovvero quel già sentito che, seppur gradevolissimo, mi lascia un sapore decisamente amaro in bocca. E non è un già sentito come ci si poteva anche aspettare, ma canzoni che, per lo più, avrebbero potuto essere scritte da altre cento band sul pianeta (“Favourite” l’hanno davvero scritta i Fontaines D.C.?). Facile fare congetture o tirare a indovinare, se si sta davanti ad un pc, ma non possiamo non pensare che il cambio di produttore sia un fattore così insignificante o, peggio, che ci possa essere un progressivo imborghesimento della band.

L’incipit c’è tutto, niente da dire, è quello che volevo (atmosfere un po’ alla Depeche Mode), tastiere ed effetti che accompagnano la voce di Grian Chatten, prima che le chitarre inizino a tirare fuori i muscoli.

C’è una canzone trascinante e poi una serie di brani belli, ma che, invece dello schiaffo di cui sopra, ti concedono al massimo una carezza. Su “Starbuster” poco da dire: è una bomba. Sono i Fontaines D.C. che proseguono “Skinty fia” andando pure oltre: c’è il malessere e ogni risata sentita e fatta suona sempre con un’eco beffarda, mai di pure estasi o divertimento.

“Motorcycle boy” mi piace nella sua litania, dettata da semplicissimi tocchi di chitarra , così come “Bug” e il suo eccellente pop, mentre “Sundowner” è dolce nel suo vivere una sorta di sogno. E “Death kink”, a ben pensarci, non avrebbe sfigurato anche nell’album del 2022.

Quindi, capite bene che stiamo parlando di qualcosa decisamente da non cestinare e superiore alla media dei dischi pubblicati da band coeve, ma le aspettative erano alte, e anche questo fa parte del gioco.

Come tutte le cose che scrivo, anche questa sarà oggetto sicuramente di mie revisioni o ripensamenti, quando gli ascolti aumenteranno e quando queste nuove tracce troveranno il giusto spazio, e forse in quel caso “Romance” potrebbe fare concorrenza al predecessore.

E, lo sapevo. Lo sapevo. Sto iniziando a rivalutarlo (mai prendere sul serio chi scrive di musica). Comunque sia, e, citando il loro singolo… Speriamo che “Non sia una felicità momentanea”. (Gianmario Mattacheo)