NIGHT PLEASURE HOTEL  "Portraits"
   (2024 )

Chi di voi si ricorda della sigla AOR? Non mi riferisco alla traduzione “Album Oriented Rock”, ma a quell'altra: “Adult Oriented Rock”, rock per adulti, definizione data in senso dispregiativo dalla critica musicale di fine anni '70 inizio '80, (all'epoca tutta a favore del punk, considerato più “autentico”), al rock dei “vecchi”, che diventava più sofisticato.

Da quel che ricordo però, ma sapete che tendo sempre a sovrainterpretare... Mi sembra che il culmine del rock “maturo” sia arrivato tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, quando alcuni musicisti a un certo punto hanno deciso di arginare l'hair metal e le girls girls girls, per promuovere un approccio più introspettivo e serio. Ed ecco fiorire le varie “Wind of change”, “More than words”, “Nothing else matters”, “November Rain”, “All for love”... Tutti improvvisamente diventati bravi ragazzi, che pensano ai children of tomorrow. Sarà una coincidenza la fine del rincogl-ops–edonismo reaganiano, o forse a me piace pensarla così.

Boston, Journey e Styx sono solo tre nomi di un filone vastissimo del “non genere” che investì hard, prog, pop rock e tante altre sfumature, per renderle meno ormonali. I Night Pleasure Hotel recuperano quell'intenzione, e debuttano con l'album “Portraits”, uscito per Art Of Melody e Burning Minds Music Group.

Già dai primi secondi della prima canzone “Niko”, capiamo dove stiamo andando, con quella tensione armonica à la Toto, e poi i ritornelli dei pezzi sono quasi tutti corali. Assoli di chitarra, lenti con pianoforte soffici, come la tenera “We say goodbye” e la più inquieta “What I feel”, o lenti da accendino, come “Suddenly” e “Walking through the horizon”, dove la voce raggiunge dei begli acuti. “You and I” è un pezzo carico e dall'ottimismo urlato, mentre “Sweet melodies of rain” è più intimista, almeno nella prima metà.

Un occhiolino ai Queen arriva da “Julia”, mentre “For you” sposta il rock su coordinate stranamente soul, dove il coro non è più solo condimento del ritornello: diventa centrale nell'economia della canzone.

L'album è chiuso in italiano, con la bonus track “Quella sera”, dove si racconta di un incontro con un uomo misterioso, dall'amaro sorriso che poi scompare all'improvviso. Chi era? Probabilmente non una presenza ultraterrena, ma un amico, che... non ve la anticipo, scopritela, che tra assoloni ed enfasi vocale, si cela un drammatico racconto. “Nell'acqua torbida, riposa la tua identità”.

Con questa canzone in italiano, si chiariscono anche a chi non afferra subito l'inglese, le intenzioni serie del trio, che col suo sound evoca l'arena rock dei grandi stadi del 1985. In alto gli accendini! (Gilberto Ongaro)