MATTHIAS HOPF "Homenagem ao Brasil"
(2024 )
Dieci pezzi per poco più di tre quarti d'ora da non trascurare, da non lasciare sotto silenzio. Da meditare. Da condividere. E non da usare come sottofondo per un lounge. Anche se possono fungere come colonna sonora per un'osservazione astronomica, un incontro d'amore, una chiacchiera fra amici ma su argomenti alti e non solo calcio e motori o makeup e tacchi dodici.
Dici musica colta e ti parte lo sbadiglio. A volte. Altre volte invece sussulti sulla sedia. Capita ad esempio con il famoso brano di Karlheinz Stockhausen per quattro elicotteri, guardatelo online. Capita anche con questo nuovo lavoro dell'etichetta Dodicilune, di non essere travolti dalla noia. Nonostante sia un disco meditativo (io li chiamo da whisky torbato o da armagnac), “Homenagem ao Brasil” del chitarrista, compositore e didatta berlinese – ma di adozione bolognese – Matthias Hopf vede la collaborazione del contrabbassista Andrea Lamacchia e il featuring del celebre clarinettista Gabriele Mirabassi.
Quattro brani originali e sei arrangiamenti piuttosto elaborati di autori brasiliani (Guinga, Jean Charnaux, Tom Jobim e Yamandu Costa) in un incontro tra musica brasiliana, jazz e musica classica moderna con un carattere quasi cameristico ed elementi vicini al mondo dei grandi compositori classici (Ravel, Mahler, Debussy, Schoenberg, Chopin). Musica colta quindi, per palati fini e da ascoltare con un bel paio di casse decenti, tipo BBC LS 3/5 e un amplificatore in classe A o a valvole.
Scherzi tecnologici a parte, ascoltatela come vi pare ma lavori come questi impongono all'ascoltatore di dimenticare i pregiudizi e affidarsi alla maestria degli esecutori, alla loro capacità di crearvi nella testa mondi sonori autonomi e a loro volta capaci di creare sensazioni, emozioni, rimuginazioni, ricordi e propositi per il futuro e per il presente (ma non come quelli che fate il 31 dicembre), distaccandovi dalla brutalità del reale per sopportarlo meglio una volta che l'ascolto sarà finito (anche se la voglia è accendere il loop e far durare i 46 e rotti minuti di questa esperienza, vero messaggio per cuore e meningi, per un tempo a piacere).
“L’incontro tra Europa e Africa in un continente terzo, forse sta in questo il nucleo del fascino che la musica brasiliana ha sempre avuto su di me e che mi ha portato a scrivere questo “Homenagem ao Brasil”, dice l'autore del disco. E stiamo parlando di ambiti musicali in cui la storia e la geografia hanno giocato un ruolo fondamentale: deportazioni, schiavitù, claustrazioni.
Eppure la musica ha saputo anche dal dolore trovare linfa per crescere e portare avanti la propria testimonianza. "Il mio - dice l'autore - è un omaggio molto personale attraverso quattro brani interamente composti da me e sei arrangiamenti piuttosto elaborati di autori brasiliani, in particolare di Guinga, Jean Charnaux, Tom Jobim e Yamandu Costa. Si tratta di un misto di musica brasiliana, jazz e musica classica moderna con un carattere quasi cameristico, con elementi del mio modo di comporre ma anche con piccoli omaggi ad autori a me cari – Ravel, Mahler, Debussy, Schoenberg, Chopin".
Lasciamo ancora la parola all'autore per immergerci senza filtro nel suo mondo visto che queste musiche meritano l'immersione. "“Canto esquecido” significa “canto dimenticato” ma anche “angolo dimenticato” ed è dedicato a Guinga, che ho avuto il piacere di conoscere a una masterclass. “Menino sonhador” (il ragazzo sognatore) è interamente basato su un motivo pentatonico tipico del canticchiare dei bambini che pervade tutto il pezzo. “Samba de Orfeo” è un omaggio al nostro duo “Rua Orfeo” (chitarra e contrabbasso) e un’allusione alla strada di Bologna dove abitiamo tutti e due (Via Orfeo). “Valsa melancolica” nasce dalla mia venerazione per Maurice Ravel con un vago riferimento nell’introduzione al quinto movimento del “Quatuor pour la fin du temps” di Olivier Messiaen. Gli arrangiamenti dei brani brasiliani sono sempre preceduti da introduzioni composte da me. Ho avuto la grande fortuna di essere accompagnato in questo progetto da due musicisti eccezionali come Andrea Lamacchia al contrabbasso e Gabriele Mirabassi al clarinetto. Un ringraziamento anche al mio amico e grande esperto di musica brasiliana Luca Lombardi a cui devo la conoscenza della maggior parte dei brani arrangiati”.
Come dire: tanta voglia di mettersi in gioco, rispetto per il passato e per quel che significa per noi oggi qui e ora, ma anche tanta passione sperimentale e artigianale. Chapeau. Voto 9. (Lorenzo Morandotti)