SPECIO  "Specio"
   (2024 )

In un insolito milieu a metà strada tra Dry Cleaning e Cocteau Twins, dream pop e reading, teatralità e tentazioni off, il duo francese Specio pubblica per Prohibited Records otto tracce – più bonus track – intrise di una cerebralità tanto evidente quanto scopertamente elitaria nella sua complessità.

Specio sono la creatura di Nicolas Laureau e Sasha Andrès, attivi dagli anni novanta all’interno di act di rilievo (Prohibition per Laureau, i non trascurabili Héliogabale per Andrès, anche nota attrice) in ambito ben diverso rispetto al percorso attuale: dell’aspro e variegato noise-rock del passato non rimane quasi più nulla, la direzione scelta opta per un mood diametralmente opposto. Persa la ruvida, contorta irruenza delle fonti primigenie, il progetto Specio predilige atmosfere rarefatte ed insiste su una personale declinazione dell’elettronica, incline alla sperimentazione.

Vicina all’indefinibile contemporaneità dei These New Puritans, la gran parte dei brani è affidata all’estro interpretativo di Sasha, che si abbandona a recitativi – talvolta asciutti, altrove suadenti - o a vocalizzi evocativi (“Va Jouer!”) sulle basi disegnate da Nicolas, un incontro-scontro suggestivo che indulge ad inflessioni psych (“Birds Nest”, con Sasha a richiamare allucinazioni doorsiane su un tappeto di elettronica fosca e buia) o a numeri da teatro decadente mitteleuropeo (“Ouvrir”).

In chiusura, il canto prende il sopravvento: prima nell’esercizio di stile di “Vertical Janus”, raggelante a tratti nella sua curiosa amalgama di jazz sui generis e pulsioni avant, trepidante intreccio per doppia linea vocale e rumori di fondo, disarmonie e disturbi assortiti; indi nell’aria eterea, diafana, smarginata ed inafferrabile di “Teenage”, alla quale manca davvero solo il crooning ineguagliabile – ma Sasha non è da meno - di Liz Fraser per suonare come una outtake di “Victorialand”.

In coda, i dodici minuti e mezzo di “Râga”, bonus track stralunata memore di John Cale & soci, rappresentano l’epilogo ideale di un lavoro aperto a disparate interpretazioni, intenso ed inquieto, stravagante e stratificato, fucina di oscura creatività, in bilico tra svariate istanze, sospeso sul nulla. (Manuel Maverna)