PAOLO SALA "Semplice-Mente"
(2024 )
A dieci anni dal debutto discografico, riecco Paolo Sala. Il chitarrista piemontese ha da poco pubblicato “Semplice-Mente”, un disco nel quale coesistono jazz, funk e swing secondo una fortissima vocazione fusion e che, per stessa ammissione dell’artista, non sarebbe mai esistita senza uno studio approfondito della musica classica e del jazz.
Nove brani per oltre quaranta minuti di musica, “Semplice-Mente” è pensato per permettere a una folta schiera di collaboratori e musicisti di partecipare attivamente, esprimendo tecnica e sensibilità artistica. Le composizioni sono il frutto di momenti, esperienze e intenzioni diverse, ragion per cui, sin dalle prime battute, il lavoro appare stratificato e imprevedibile, con gli intrecci caldi e morbidi di “Forse” e l’elegante groove di “Jungle”, con i suoi guizzi psych, in apertura.
Il downtempo di “Nel blues dipinto di blues”, quasi una dichiarazione d’intenti a partire dal titolo, anticipa le sfumature etniche di “Oriental Billiemme”, comunque in grado di conservare omogeneità e coerenza rispetto al contesto. La titletrack è uno dei momenti più introspettivi, ma dietro un approccio scarno si rivela un talento tecnico e compositivo notevole, prima della netta virata di “Vaffunky” e dell’educata malinconia di “Notte di settembre”, imperniata intorno alle evoluzioni chitarristiche.
“Salamabula” si presenta più robusta, ancora grazie a un groove denso e a un notevole lavoro di basso, mentre la chiusura è affidata al pianoforte di “Forse”.
Dieci anni dopo, Paolo Sala non perde il tocco: “Semplice-Mente”, conservando fluidità anche nei suoi momenti più complessi, scalderà facilmente i cuori dei cultori dello strumento e del genere. (Piergiuseppe Lippolis)