MARCO TIRABOSCHI  "In a new world"
   (2024 )

Il nuovo album di Marco Tiraboschi è una coraggiosa avventura che spazia più generi e umori attraversando world music, rock e jazz, un amalgama stratificato e appassionato che, anche grazie a ospiti eccellenti, è un piccolo gioiello di un melting pot sonoro, di generi e geografico originale e fascinoso.

In a New World è il secondo progetto in studio del chitarrista Marco Tiraboschi, un percorso di amplissimo respiro che ha l’ambizione e l’audacia di incrociare più generi tra loro e di non darsi limiti né musicali né geografici. Per l’occasione Tiraboschi non solo srotola davanti a noi composizioni e performance di qualità altissima ma decide anche di collaborare con alcuni nomi di spicco come Marc Ribot e Javier Girotto e ancora Alessandro Stefana per il mixing e Taketo Gohara per il mastering. Una ricerca sonora sempre interna alla world music, che cerca di rifuggire qualsiasi occidentalizzazione o qualsiasi facile commercializzazione, caratterizza l’opera e l’idea stessa di creazione artistica di Tiraboschi ed emerge ovunque anche in questo suo secondo disco in studio.

In a New World approccia l’altro da più punti di vista per cercare di studiarlo, di esperirlo e di farlo maturare e, talvolta, cambiare. I punti di partenza e i sentieri seguiti sono innumerevoli: l’andamento quasi klezmer di “00-21”, che apre il disco, mostra subito quali contaminazioni Tiraboschi e i musicisti intorno a lui perseguono; tra jazz, rock e avanguardia, l’andamento sghembo e incalzante del brano lascia senza fiato. A toccarsi sono, come si diceva, zone geografiche sia vicine sia lontane. Medio Oriente, Nord Africa ed Europa si intrecciano tra loro nella raminga “La Nuit Parisienne”, splendidamente caratterizzata da una ritmica ossessiva – costruita magistralmente da basso e percussioni che dialogano con una chitarra pizzicata e sofferente e un violino onirico e ipnotico – che circonda e ingloba l’ascoltatore.

Sta proprio nella capacità di Tiraboschi e dei musicisti qui al suo fianco di creare ponti sia musicali sia geografici il più grande pregio di quest’opera. Non ci sono limiti e ogni via è potenzialmente percorribile, sembra suggerirci il chitarrista. Europa e Africa si toccano e dialogano in “Natus”, dove la nascita è metafora di un nuovo possibile inizio e di una purezza faticosamente ritrovata; il brano pulsa magmatico intrecciando tradizione e sperimentazione. In un episodio divertito e romantico come “El Suadente” ci imbattiamo anche nelle sfumature più notturne e seducenti della musica latina. Un brano dei King Crimson, “Frame by Frame”, diventa un reticolato labirintico e stimolante nel quale avant-jazz e world music quasi si prendono per mano. Il ritmo ossessivo e martellante di “Un Respiro”, composizione particolarmente drammatica e altisonante, è stato ispirato a Tiraboschi dai ventilatori polmonari utilizzati per i malati di Covid; venne scritta nei primi mesi di diffusione della pandemia, periodo in cui In a New World prese forma grazie, inizialmente, a questo brano e all’altrettanto convincente “Past Change”, tasselli di un’opera che, presa nella sua interezza, non soltanto convince ma riesce anche a rimanere impressa profondamente e a lungo in chi la esplora. (Samuele Conficoni)