DAN PETER SUNDLAND'S HOME STRETCH  "Before the fall"
   (2024 )

Si può ancora fare qualcosa di nuovo nel jazz, senza però andare fuori dai gangheri del jazz? Ci riescono i Dan Peter Sundland's Home Stretch, attingendo da influenze impensabili, come... Benjamin Britten! Il grande compositore inglese è l'ispirazione che dà il titolo all'album, “Before the fall”, uscito per Aut Records. Nella titletrack, della “Before the fall” di Britten, dichiara il bassista norvegese Dan Peter Sundland, è stata presa e rimaneggiata la linea di basso, in maniera personalissima. In questa prima traccia, che apre l'album, lui e gli altri musicisti (sax, pianoforte, batteria), alternano ritmiche dritte sui quarti, a terzine, scambiandosi le formule più volte.

Il pianista Antonis Anissegos applica al pianoforte strani effetti elettronici, che trasformano i suoni in maniera originale, rispetto all'ormai trito pianoforte "preparato", che non sorprende quasi più nessuno. Lo fa anche in “I insist”, dove il suono del piano sembra un esperimento dei Kraftwerk! In “Broken circle”, sostenuta da un giro funky della batteria, il tema principale segue strani cromatismi e scale esatonali mischiate; poi il gruppo si “incanta”, in formule altamente tensive. È davvero un gioco intrigante da seguire.

Curioso il titolo “Stepladder technique”. La tecnica della scala a pioli, è una metodologia aziendale di lavoro di gruppo, che valorizza ogni singolo membro, nel prendere decisioni, in modo che ognuno si senta coinvolto, dia il proprio contributo e nessuno scavalchi gli altri. Beh, è difficile capire come sia tradotto in musica: forse il processo a pioli è stato fatto prima di suonare, perché sono già tutti ben decisi sulle scelte. C'è da notare che in una fase molto soffice del brano, il suono del sax di Philipp Gropper prende le sembianze di un violino!

“Squared circle” è MICIDIALE. La rapida melodia iniziale è costruita su salti di quarte, cercando di essere il più possibile “fredda” (cool), e poi il pianista mostra il suo virtuosismo estremo, esplosivo. Non esagero, potrei addirittura scomodare Art Tatum! Tutto il brano è SCANDALOSO, se sei musicista ti viene voglia di buttare via gli strumenti! Troppo, troppo bravi!

Il batterista Steve Heather fa scelte ritmiche strane in “Still stream”, dove tornano quelle terzine, come nel primo brano, in funzione deviante. Si sente la particolare firma del quartetto, ancor più in “Stretched”, titolo che dà la cifra estetica ricercata. Tradotto in italiano, significa “teso al massimo”, stirato. In studio di registrazione, si dice quando prendiamo una traccia registrata, e la “allunghiamo” per rallentarla esageratamente, facendo emergere anche i piccoli rumori che normalmente non sentiremmo. Ecco, loro ne danno l'impressione “a mano”, suonando! La batteria sembra sempre che stia per precipitare da un momento all'altro, e gli altri pure. Poi ad un certo punto, riecco che Anissegos si trasforma in Tatum, e Gropper in Coltrane a Seattle, nel '65!

Basso protagonista in “The moon is tidy”, rapido e inafferrabile. “An old, familiar tune” propone un cluster di note “collettivo”, nel senso che non è un accordo “stonato” di pianoforte, ma ogni strumento (all'inizio, poi si sviluppa) esegue una nota, e insieme formano un cluster. Anche qui il batterista si fa notare: apre il brano trascinando la spazzola sul rullante, facendolo “soffiare”, e poi resta agitato, ma a volume basso. Nella fase centrale del lungo finale “Ritual offering”, il pianista intona una formula melodica in 5/4 assai dark.

In effetti, tutto l'album è velato da una sorta di affascinante oscurità. Non avrei mai pensato di ascoltare una specie di “gothic” jazz! Questa possibilità innovativa è garantita da quattro musicisti di grande spessore e creatività. Sundland, Gropper, Anissegos e Heather. Nomi da ricordare! (Gilberto Ongaro)