DARIO PICCIONI "Hortus del rio"
(2024 )
Il contrabbassista e bassista Dario Piccioni pubblica “Hortus del Rio” per Filibusta Records, ed è suonato da lui, Vittorio Solimene al pianoforte e Michele Santoleri alla batteria, con ospiti Antonello Sorrentino alla tromba e Veronica Marini alla voce.
Quanta energia! Fin dal primo brano, “The Wizard's Castle”, un riff fisso fa sprigionare entusiasmo da tutti. La batteria sembra quasi arrivare al drum'n'bass, il pianoforte è brillante e scatenato, e la sua melodia iniziale viene inseguita dalla cantante in scat. Anche i brani suonati a bassa intensità, come il sussurrato “Green Cocoa”, mantiene lo stesso il groove sotterraneo, mentre la tromba improvvisa sul clima notturno, e lo stesso vale per la ancor più lenta “Animali notturni”, dove però la batteria percuote morbidamente il rullante senza cordiera, creando un'atmosfera trasognata, grazie anche alle rarefatte modulazioni armoniche.
Ci risveglia di colpo con “Nabu”, e anche qui Solimene al pianoforte dà prova di virtuosismo divertente da seguire, e di grande feeling con Piccioni, il quale poi imbraccia il basso acustico e da solo esegue “Green Cocoa (Reprise)”, e poi il contrabbasso per continuare ancora da solo in “Carinhoso”. La tromba torna, seguendo col pianoforte un'elegante e rapida melodia in “Caffè Tevere”. Sì perché, l'ispirazione è la Roma transculturale, ottimo spunto per chi fa jazz, da sempre la musica più interculturale, cioè che genera scambi e ne rappresenta l'esito.
C'è anche un po' di Brasile, in “Falling Grace”, con le sue progressioni ardite. “Oak song” chiude l'album con un po' di fantasia armonica, sorretta da un gran tiro basso-batteria. “Hortus del Rio” fa respirare un po' di Jazz Cafè newyorchese... vicino al Tevere! (Gilberto Ongaro)