CHRISTOF MIGONE "Wet water (let's dance)"
(2023 )
Un pomodoro congelato, tenuto in bocca con tutto il ghiaccio, in attesa che si sciolga, per 40 minuti. No, non è il mio giudizio “creativo” sull'album, è la performance in cui si è cimentato Christof Migone. Se volete scoprire l'esperienza sonora del doppio disco “Wet Water (let's dance)”, tenete a mente questa premessa!
Uscito per Futura Resistenza, “Wet Water (let's dance)” è un'esperienza perturbante nei suoni e rumori quotidiani, che fanno l'effetto degli oggetti dadaisti in un museo. Tolti dalla loro collocazione normale, e posti nelle orecchie, diventano sinistri, incomprensibili. L'album è un doppio cd.
Il primo inizia con uno starnuto! Poi siamo immersi, per dodici minuti, in un secchio d'acqua, dal quale ascoltiamo i “fischi” (effetto Larsen) che fa un microfono, creati ad hoc e messi in loop, assieme alle onde subacquee. Sembra di percepire uno stormo d'uccelli, ma l'elettronica si confonde, e non si capisce cosa sia un rumore reale e quale imitato dall'elettronica.
Un esempio nostrano che tutti conoscete, ma che forse non avete tutti colto: “Summer on a solitary beach” di Franco Battiato. Ve lo ricordate, che la canzone inizia con le onde del mare, no? Ecco, in realtà non c'è nessuna onda all'inizio: sono rumori bianchi, modulati elettronicamente, per farli sembrare onde! Sipario.
Accade questo anche qui; è solo che il gioco si fa più sporco, perché accanto a simulazioni, ci sono i rumori veri. Quindi, prendete con le pinze le mie descrizioni. Ad un certo punto, sembra di origliare una lite, dopodiché, viene digitato un numero telefonico, ma al posto della conversazione, bleah, abbiamo un minuto e mezzo di masticazioni ravvicinate! Questa l'ho mandata avanti veloce perché, comprendo il messaggio dell'incomunicabilità, ma i misofonici quella roba non la sopportano! Quelli della sponda ASMR non li capisco proprio.
Il viaggio continua tra sirene, e più gradevoli rumori di bottiglia, sia del vetro, che del liquido che si sposta dentro. Poi, un secondo tuffo nel secchio d'acqua, e concludiamo tornando allo starnuto, o meglio, ai respiri affannati che portano ad esso, circondati da elettronica, risate, sospiri, soffi di naso, riso crudo che rotola sul piatto (eh??)... ma lo starnuto non ritorna! E si conclude il primo cd.
Ma voi volete sapere del pomodoro, lo so! Ed eccoci al secondo disco, che ha il sottotitolo “The release (into motion)”. Per questo disco, i suoni sono stati ottenuti dalla suddetta performance surgelata. A dispetto delle previsioni, il risultato di questo secondo cd è più “canonico” del primo: l'improvvisazione elettronica si basa su un bordone (oggi va di moda chiamarli “drones”, sempre bordoni sono), cangiante nel suono e nella dinamica.
Più passa il tempo, più i suoni si fanno gommosi, specie nella seconda parte (di quattro). La terza è quella più prettamente “noise”, eppure ha anch'essa una sua logica che ritorna, un loop. E l'ultima infine traduce probabilmente in note intonate, lo spezzarsi graduale e lo sciogliersi del ghiaccio, perché i “disturbi” improvvisi del segnale, delle alterazioni brevissime e fortissime del volume del suono, fanno pensare alla liquefazione della materia.
Insomma, cos'è più disturbante? Un pomodoro ghiacciato che genera una musica elettronica quasi algoritmica, o i normali rumori di tutti i giorni, posti sotto osservazione? (Gilberto Ongaro)