EELS "SoulJacker"
(2001 )
Il signor Everett, in arte oramai soltanto "E", è una ben strana e singolare creatura. Personaggio ambiguo, eclettico e controverso, prigioniero di una ispirazione costantemente in bilico tra velato divertissement, paranoia, claustrofobia e caustica disperazione, partorisce un singolare ibrido di folk stravolto ed improbabile crossover in salsa lo-fi. Nascosto sotto barba folta, occhiali scuri e cappelli impossibili, quasi a voler celare la propria identità musicale, questo bizzarro trasformista assume ora le sembianze di un Iggy Pop ("Souljacker part I"), ora di un Paul Simon ("World of shit"), plasmando la materia sonora come plastilina. Come accade per Beck, nel frullatore finisce un po' di tutto, ma qui c'è meno soul e più folk: Everett è meno esteta e più maniaco. Il disco spazia in vari generi e sottogeneri, toccandone molti senza approfondirne alcuno; i brani, con arrangiamenti solo abbozzati, sono propulsi dalla spinta emozionale, ma sfuggono ad una qualsiasi catalogazione, diventando tutto o niente. Tanto affannarsi in molte direzioni preclude forse al signor Everett la possibilità non solo di lasciarsi passivamente ascrivere ad un genere di riferimento, quanto piuttosto di rendere la sua proposta riconoscibile, tanto che al termine dell’album risulta impresa ardua definire cosa si sia ascoltato (rock? folk? funk?). Difficile stabilire, pure sviscerando con attenzione questo ostentato non-stile, se ciò equivalga ad un lampo di genio o solo ad una insistita boutade artistoide. (Manuel Maverna)