HANK JONES TRIO "!!!"
(2023 )
Parlando di musica, se vi dico 1991, cosa pensate? Probabilmente “Nevermind” dei Nirvana, “Black album” dei Metallica, “Black or white” di Michael Jackson, oppure “Rapput” di Claudio Bisio e Rocco Tanica. Dai, di sicuro avete pensato a quest'ultimo. Però qui si parla di jazz, perciò se siete integralisti rockettari, andate via!
Il 17 luglio 1991, lo storico pianista Hank Jones (1918-2010) si trovava ad Acireale, per il Jazz Festival, assieme a George Mraz al contrabasso e Kenny Washington alla batteria. Questo disco, chiamato “!!!”, contiene il concerto di quella sera. Credo che i tre punti esclamativi del titolo li abbiano decisi i fonici, che quella sera si sono trovati a incidere questa performance.
È proprio una “lezione” di jazz: come si suona, come si vive. Non mi va di descrivervi ogni singolo passaggio di ogni singolo brano, non ha davvero senso. Sarebbe come fare la parafrasi ad una poesia. Te ne esci che hai capito tutto, ma annoiato, rovinando la magia che voleva darti il poeta.
Jones è sempre brillante ai tasti bianchi e neri, e tutto il trio ti sa coinvolgere senza mai permetterti di distrarti. Credo che questo disco possa catturare l'attenzione anche di chi non è jazzicista (feticista del jazz), tipo il sottoscritto. Prima ho fatto il paragone con la poesia. Questo perché i musicisti li fanno proprio parlare, gli strumenti. E se il pianoforte si presta, intuitivamente, a questa capacità, un po' meno te l'aspetti dal contrabbasso. A metà di “Moose the Mooche” e all'inizio di “Wind flower”, l'artista ceco-statunitense è protagonista della melodia in una maniera sorprendente. Sarò sincero, non avevo ancora sentito un esempio così fulgido di espressività di quel grosso strumento, nonostante ne abbia ascoltati diversi farlo cantare. Ma mai così.
E anche Washington alla batteria non scherza, nel suo articolare dei discorsi ritmici sempre avvincenti. Superfluo qui parlare di “interplay”, di “intenzione”, di quelle cose per descrivere le nuove leve. Qui c'è solo da ascoltare, ed essere grati.
Da un maestro a un altro maestro del jazz, non ho capito perché Hank Jones abbia “omaggiato” Thelonious Monk in questo modo. Eseguendo il tema della sua “Blue Monk”, ha creato assieme al contrabbassista spaventose dissonanze, vistosamente volute. Cioè, il contrabbasso esegue il tema un semitono sotto, cozzando col pianoforte. Sembra gli facciano il verso, una parodia. Non so se Jones e Monk fossero amici o se si detestassero, quindi non so decifrare l'intenzione. Fatto sta che, a quanto ne so, il buon Thelonious era un tantino monkcentrico, non so come l'avrebbe presa... Non lo sapremo mai, dato che ora entrambi sono a jammare nell'aldilà.
Ragazzi, che musica!!! (Gilberto Ongaro)