GEYSER "Crepe"
(2023 )
"Tutti contro tutti", in questo mondo fluido e sempre più incomprensibile, sembra uno slogan azzeccato ed è anche una buona colonna sonora per indignarsi.
Una bella iniezione di energia pura arriva nelle orecchie da questo "Crepe" dei Geyser, band di fatto esordiente ma già matura per candidarsi ad alzare l'asticella del rock italico oltre le esperienze ormai assodate e storicizzate di gruppi di cui raccoglie il testimone come Marlene Kuntz, Afterhours e altri simili.
Le loro melodie e le loro accensioni furiose accanto a ballate piu' tranquille raccontano le crepe, appunto, del quotidiano, crepe da cui come si sa è possibile che nasca un fiore, o che è possibile saldare come avviene nella tecnica giapponese del raku con un po' di pazienza.
Certo, non tutto è armonico e preciso e a colori, in questo racconto cantato da una voce a metà tra Morgan e Pelù, che invita a "sparire e tornare all'origine", ossia a fare tabula rasa come cantavano i Csi.
Ecco, in questo lavoro manca qualcosa, e non è cercare il pelo nell'uovo ma un suggerimento di metodo: ci vorrebbe un po' più di spirito punk e ribelle, qualche sonorità dissonante (appunto come fanno le crepe nella normalità, la spezzano ma le danno anche sugo e sapore) e un po' più di simbolismo e surrealismo nei testi per essere ancora più efficaci.
Qui c'è la tecnica esatta e l'abilità nel costruire tappeti sonori coerenti, manca però quel guizzo in più per essere davvero originali e non fermarsi a melodie già sentite, occorre distanziarsi dai modelli e non essere solo mordenti e disillusi.
In Italia c'è bisogno di nuovi gruppi e di musica che faccia da colonna sonora alle rivendicazioni dei più deboli, e occorre costruirla. Questi quattro ragazzi lombardi hanno qualcosa da dire e devono trovare la loro strada cantando in italiano, un plauso di incoraggiamento in attesa di nuovi sviluppi. Voto 6,5. (Lorenzo Morandotti)