MARIO IANNUZZIELLO  "End of may"
   (2023 )

Il panorama del jazz italiano segna l’esordio come solista sulle scene discografiche di Mario Iannuzziello, contrabbassista pugliese che, a distanza di nove anni dal suo precedente lavoro realizzato in collaborazione col sassofonista Max Ionata, esce con il suo disco intitolato “End of May”, edito dall’etichetta Workin’ Label.

Questo nuovo album segna un punto di svolta, la fine di qualcosa e, contemporaneamente, l’inizio di un “nuovo”, quasi a rimarcare un cambio di rotta dell’artista nel proprio percorso individuale. L’album “End of May” propone all’ascoltatore dieci tracce spontanee, spumeggianti e riflessive dove viene fuori tutto il piglio personale frutto delle sue esperienze musicali acquisite negli anni.

Ogni brano è considerevole, mai però imbolsito o infarcito con strumenti fuori luogo. Mario Iannuzziello suona con un sestetto jazz che vede lui al contrabbasso, Luca Di Battista alla batteria, Esmeralda Sella al pianoforte, Edoardo Liberati alla chitarra, Antonio Saldi al sax alto e Jacopo Fagioli alla tromba. A loro Iannuzziello aggiunge un quartetto d’archi con due violini (Ida Di Vita e Jamiang Santi), una viola (Riccardo Savinelli) e un violoncello (Gianluca Pirisi) con l’intento di pensare, scrivere e suonare musica dove far convergere il mondo classico del primo Novecento e il jazz contemporaneo.

Esperimento ottimamente riuscito. C’è sempre qualcosa di nuovo da ascoltare, tra note pesate e sospensioni perfette. La musica originale in “End of May” contiene un senso di unitarietà e una visione coerente dello spazio sonoro. Scorrendo i brani l’ascoltatore attento troverà numerose forme di impasto timbrico che convivono perfettamente tra loro e che trovano nel brano “Urban Sketches” una melodia che spicca subito il volo, con alternanze emotive che avvolgono completamente l’ascoltatore.

Per tutti gli amanti del genere, “End of May” è un album che spalanca le finestre su cieli luminosi, dove si può respirare musica vera nella piccola stanza del jazz italiano. (Pierantonio Ghiglione)