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recensioni concerti

TOM VERLAINE   "Live Music Drome Milano 07-04-2008"
   (2008)

Si sono concluse da pochi mesi le celebrazioni per il trentennale del punk, e tra una mole di libri monografici e reunion più o meno fittizie delle band storiche dell’epoca (su tutti i Sex Pistols in formazione originale e i Clash con un nuovo cantante), molti si sono dimenticati di Tom Verlaine, un musicista che non solo fu tra i principali esponenti del punk americano, ma che non ha mai appeso la chitarra al chiodo. Pur non avendo mai avuto il successo di massa di altri colleghi, la sua band dell’epoca, i Television, è considerata una delle band fondamentali della storia del rock, e il loro disco d’esordio è tutt’oggi ritenuto una vera e propria pietra miliare. Con quel disco, “Marquee Moon”, Tom Verlaine divenne uno dei padri ispiratori del rock americano dell’epoca, adorato dai ragazzi che si avvicinavano al rock, e il brano omonimo divenne un vero e proprio inno generazionale. E il pubblico che si è ritrovato al Music Drome di Milano per la serata organizzata all’interno della bella rassegna “Suoni e Visioni” alla musica di Tom Verlaine era evidentemente in buona parte il pubblico di quegli anni. Pochi i giovanissimi, molti gli over 40 che probabilmente hanno visto per la prima volta dal vivo uno dei miti del rock degli anni ’70. E su questo Jimmy Rip, spalla e collaboratore di Verlaine, ha molto ironizzato presentandolo come “la Rockstar”. In realtà chi si attendeva la rockstar degli anni ’70 deve essere rimasto deluso. Verlaine non fa quasi nessuna concessione al repertorio dell’epoca, e quando riesegue i brani storici li ripropone in versioni molto distanti dall’originale. I due comunque sembrano divertirsi molto, quasi fosse una session di studio aperta al pubblico, con molto spazio all’improvvisazione, una scaletta che sembra improvvisata su due piedi, e i finali dei brani che arrivano all’improvviso, quando con un’occhiata Tom Verlaine, finita la sua divagazione sulla sei corde, fa capire al collega che è il momento di chiudere. Alle canzoni più o meno famose del suo repertorio più conosciuto, vengono così alternati brani d’atmosfera, provenienti dalle sue recenti esperienze come compositore di colonne sonore, per un concerto che finisce per essere più vicino ad una esibizione di musica contemporanea sperimentale che non al classico concerto rock. Qualcuno fra il pubblico sarà rimasto deluso. Ma è meglio un ex rocker che diventa compositore o sentire il multi miliardario cinquantenne Johnny Rotten che canta di “Anarchy in U.K.”? (Giorgio Zito)