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ROY PACI & ARETUSKA "Live Teatro Comunale Alessandria 29-01-2008"
(2008)
In dieci sul palco, a rappresentare tutta l’Italia, da Venezia a Torino, dalla Puglia a Milano, alla Sicilia, luogo di provenienza di Roy Paci. E l’isola è presente non solo nel nome (Aretuska è un omaggio all’antico nome di Siracusa, Aretusa), ma anche sul palco, con una bandiera della trinacria che copre il campionatore del cantante, lui stesso simbolo della sicilianità, e con una bella versione di “Malarazza”, una delle composizioni più riuscite di Modugno, che siciliano in realtà non era. Presente anche la Jamaica, con l’Africa intera, grazie a Cico, trascinatore e degna spalla del picciotto Roy Paci, che inventa rime in tutte le lingue del mondo: vero suono globale. Lo stesso Roy Paci passa con estrema facilità dall’italiano allo spagnolo, dall’inglese al siciliano. Al loro secondo concerto di sempre in un teatro, un po’ intimiditi dall’ambiente e dal trovarsi davanti ad un pubblico comodamente seduto sulle poltroncine anziché danzante sotto il palco, Roy Paci e gli Aretuska conquistano Alessandria con una carica e un entusiasmo che poche band italiane riescono a trasmettere alla platea. Grazie alla bravura di Paci, ma anche alla potente band che lo segue dal 1999, mischiando i ritmi trascinanti del reggae, dello ska e del rock'n'steady con la tradizione popolare siciliana. Tra citazioni di Marley (“Waitin’ in Vain”) e tradizionali siciliani, tra un tango mambo jambo e le trombe mariachi, tra chitarre in levare e bassi dub, quello che presentano al pubblico è un vero suono libero e senza confini geografici ne' di genere, per un viaggio in musica dal Mediterraneo al Sud America alla Jamaica. Lungo un’ora e mezza scorrono tutti i successi degli Aretuska, dal disco d’esordio “Baciamo le mani” al seguente “Tuttoapposto”, al terzo “Parola d’onore” all’ultimo “Suonoglobal”, ancora una volta prodotto da Etnagigante, casa discografica dello stesso Roy. Da “Viva la Vida”, all’ultimo tormentone estivo di “Toda Joia Toda Beleza”, sulle cui note il pubblico si alza in piedi a ballare e a formare un improbabile trenino che gira tra le file della platea. Dal canto suo Roy Paci, leader indiscusso della band (simpaticamente chiamato “il padrino”), funambolo della tromba (richiestissimo come session man, ha collaborato a più di quattrocento dischi), dimostra ormai di essere anche un ottimo cantante, oltre che gran intrattenitore, capace di scaldare il pubblico e far divertire fingendo timidezza. In chiusura, ringrazia per la possibilità offertagli di suonare in un teatro così grande, “più grande di quello di Sanremo, ci si potrebbe fare un festival, altro che il festival dei cazzari”, e invita tutti a non andare via ma ad aspettarlo al bar, per parlare e bere qualcosa insieme. L’impressione finale è quella di un uomo che davvero vive per la musica, e per il suo pubblico, per infondere gioia e allegria agli ascoltatori. Meglio di qualunque antidepressivo, e soprattutto senza controindicazioni. (Giorgio Zito)