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recensioni concerti

RUFUS WAINWRIGHT   "Auditorium Conservatorio G. Verdi Milano 24-11-2007"
   (2007)

Rufus Wainwright torna in Italia a pochi mesi dalla sua ultima apparizione nel nostro paese per chiudere alla grande il tour promozionale per l’ultimo lavoro “Release The Stars”. Dopo quelle tre date molto particolari (al Velvet di Rimini, al XX di YY e il concerto a metà al Vittoriale di Gardone Riviera come apertura per l’italiana L’Aura), questa volta si impossessa di uno dei luoghi simbolo della Musica Classica italiana, l’auditorium del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Come sempre molto spiritoso e comunicativo, Rufus ha trovato modo di scherzare sulla musica classica che pure ama, definendosi un verdiano, raccontando la sua prima volta alla “prima” della Scala con sua madre, e augurandosi di assistere un giorno alla rappresentazione di una sua stessa opera. La scaletta è sostanzialmente quella dei precedenti concerti italiani con una prima parte basata soprattutto sull’ultimo lavoro, e la seconda dedicata ad alcune sorprese, senza dimenticare i brani dei dischi precedenti più amati dal suo pubblico. Si inizia quindi con l’accoppiata “Release the stars” e “Going to a town”, forse i due brani più belli dell’ultimo disco, e subito arriva una splendida versione del classico “Cigarettes and chocolate milk”, come sempre accompagnandosi al pianoforte, così come farà con l’altro classico “The art teacher”. Con un repertorio ormai vasto e variegato, Wainwright riesce a dare prova di grandi doti artistiche, sia come compositore che come interprete. Ancora una volta, infatti, si esibisce nell’omaggio alla sua amata Judy Garland, proponendo due brani tratti dall’ormai famoso “Carnegie Hall Concert” (in uscita a dicembre su cd e dvd), in cui ha rifatto in maniera fedele il concerto che la stessa Garland fece nella celebre venue newyorkese nel 1961. E ancora una volta presenta un brano tradizionale irlandese, con l’accompagnamento di soli strumenti acustici unplugged, e cantando senza l’uso del microfono, nel silenzio totale del pubblico stupito e conquistato. Notevole il bis. Come sempre rientra sul palco con un lungo accappatoio bianco, e da solo al piano esegue due intense versioni di “I don't know what it is” e “Poses”. Ma il finale riserva ancora sorprese, almeno per chi non aveva visto il tour precedente: se allora, tolto l’accappatoio bianco, compariva vestito con tacchi a spillo, tanga ultra mini, e fascia da Miss (con relative coroncina e bacchetta), per la chiusura di questo tour utilizza un più sobrio tailleur cortissimo, appena sotto l’inguine, lunghe calze nere da donna, i soliti tacchi a spillo, e sedutosi su una sedia si infila compiaciuto anelli e orecchini, e con una mano di rossetto è pronto ad interpretare una splendida versione in playback di “Get Happy”, con i musicisti, improvvisatisi ballerini, a fare i boys. La serata sembrerebbe davvero finita, invece Rufus decide di chiudere con uno dei suoi brani manifesto, “Gay Messiah”, e riceve l’ovazione finale. (Giorgio Zito)