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MILANO PER GIORGIO GABER "Live Teatro Strehler Milano 19-11-2007"
(2007)
Giorgio Gaber è stato senza dubbio uno degli artisti più importanti nel panorama della musica italiana. Dopo la sua scomparsa, i suoi amici più cari e i più stretti collaboratori hanno creato una fondazione a suo nome, con lo scopo di diffondere e mantenere vivo il pensiero di questo grande autore. L’attività della Fondazione Gaber si è esplicata attraverso varie iniziative, dalla ristampa di materiale audio e video alla diffusione del “teatro – canzone” con il Festival di Viareggio, e finalmente con la prima edizione della rassegna “Milano per Giorgio Gaber”, interamente ad ingresso gratuito. Per un mese la città di Milano ha reso omaggio a Gaber presentando libri e DVD sulla sua carriera, con un convegno di studio, proponendo i suoi spettacoli, e infine con una serata in cui alcuni dei migliori artisti milanesi hanno offerto le sue canzoni nel “suo” storico teatro Piccolo Strehler. Si apre con la voce di Gaber che canta “Verso il terzo millennio”, tratta da “La mia generazione ha perso”, uno dei brani simbolo del pensiero filosofico della coppia Gaber / Luporini, e l’emozione è già palpabile tra le fila del teatro. Sullo sfumare della musica, entra sul palco Rossana Casale. Visibilmente emozionata, ha eseguito “Se ci fosse un uomo”, l’ultimo brano dell’ultimo disco di Gaber ('Io non mi sento italiano'), il suo testamento spirituale. In poche parole, le delusioni e soprattutto le speranze di Gaber nell’Uomo, la fotografia esatta dei nostri tempi (“il nostro medioevo”) e la fiducia in un nuovo umanesimo, un neorinascimento, perché “al centro della vita ci sia di nuovo l’Uomo”. Un testo da imparare a memoria e insegnare nelle scuole. Si sono quindi succeduti sul palco alcuni amici e ammiratori del “Signor G.”. Tra i primi, spiccano le presenze di Dario Fo, con un lungo monologo sulla resurrezione di Lazzaro tratto da 'Mistero Buffo', inframmezzato da divertenti aneddoti e battute sull’attualità politica e sociale, ed Enzo Jannacci, che prima con la gaberiana “Le strade di notte” e poi con gli unici due brani non di Gaber della serata, concessione dovuta per l’amico fraterno: prima da solo al piano la sua “Vincenzina”, sempre intensa, e poi accompagnato dal figlio Paolo (che in precedenza da solo aveva eseguito al piano un medley dedicato a Gaber) con la divertente “L’Armando”, ha colpito il cuore dei presenti. Tra gli estimatori, da rilevare senza dubbio la presenza di Morgan, che se nel brano “Benvenuto il luogo dove” è sembrato un po’ impacciato, con “Non arrossire” ha offerto forse il momento più intenso della serata. Molto belli anche i due interventi in stile “teatro canzone” resi da Flavio Oreglio (con l’intro di “C’è solo la strada” attaccata a “Quello che perde i pezzi”, il monologo “La democrazia” e “Chiedo scusa se parlo di Maria”) e da Gioele Dix che omaggia il Gaber degli anni ‘70 con una versione jazzata de “I Borghesi”, il monologo “Nixon” (basterebbe cambiare il nome del presidente americano con quello attuale, per scoprire che niente è cambiato da allora) e “L’Amico”. Sia Oreglio che Dix hanno dato prova di essere cantanti e attori completi, e non solo cabarettisti da tv, mettendo in risalto i due aspetti tipici del repertorio di Gaber, quello più impegnato e quello più ironico e satirico. Un patrimonio di pensieri e parole ancora attualissimo quello di Gaber, come ha ammesso anche Eugenio Finardi (foto), che presentando la sua versione de “I reduci”, ha dovuto ammettere che se all’epoca (nel pieno degli anni ’70) si trovava sulla sponda opposta, oggi deve dare atto che Gaber aveva ragione nella sua visione di quello che succedeva all’epoca all’interno dei movimenti della contestazione. Si chiude con la voce registrata di Gaber che esegue il classico “La Libertà”, con il pubblico che accompagna in coro. Ottima conclusione per questa rassegna (più di 4.000 le richieste di partecipazione all’ultima serata) che speriamo possa ripresentarsi in futuro. (Giorgio Zito)