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FABRIZIO ZANOTTI & BEPPE FRATTAROLI "Live Srebrenica (Bosnia) 31-08-2007"
(2007)
Due artisti, e una città fantasma che ritorna alla vita. Una serata di pace e solidarietà, di diritti umani e di memoria ritrovata. L'etichetta Storie di Note, dopo l’esperienza irakena di 'Salaam Bagdad/Artisti contro la guerra', torna cinque anni dopo a portare la musica dal vivo nei luoghi di guerra. Si è tenuto venerdì 31 agosto 2007 a Srebrenica, cuore calpestato della Bosnia-Erzegovina, città simbolo del più grande genocidio europeo dopo l’Olocausto, un concerto di pace e di memoria: una piccola goccia, in un mare di atrocità celate al mondo, mai riconosciute né superate dalle coscienze di chi le ha subite. Un concerto attraverso il quale Storie di Note e due suoi artisti, Fabrizio Zanotti (accompagnato alla fisarmonica da Federico Monetta) e Beppe Frattaroli (in compagnia del maestro Lorenzo Macrì), musicisti da sempre sensibili ai temi della pace, della cooperazione e dei diritti umani, hanno voluto contribuire ad una causa che va al di là della solidarietà e del ripudio delle guerre. Spezzare la spirale del silenzio, ecco cosa serve. Quel silenzio che dall’11 luglio 1995, giorno di un eccidio di crudeltà inaudita che in pochissimo tempo ha portato alla morte di migliaia di bosniaci sotto gli occhi chiusi del mondo, avvolge la città di Srebrenica, e nasconde la sua storia al mondo. Martedì 11 luglio 1995: sono addirittura 8300 gli uomini che per mano delle truppe paramilitari del criminale di guerra Ratko Mladic vengono trucidati in massa, inseguiti nei boschi, gettati nelle fosse comuni e poi ripescati per disperderne meglio i resti. Cancellati, insomma, e le loro vite rimosse per sempre. Unica loro colpa, l’essere bosniaci nel posto sbagliato. Srebrenica, enclave musulmana in terra ortodossa, dichiarata area di sicurezza dell’Onu e protetta dai caschi blu olandesi, divenne in quei mesi un rifugio ritenuto sicuro per decine di migliaia di bosniaci minacciati dall’odio della guerra. Quella stessa città che fu paradiso termale, luogo di pace ed oasi culturale, e che la mattina dell’11 luglio divenne l’inferno sotto gli occhi chiusi e le orecchie tappate dell’Europa e del mondo. Storie di Note collabora con la sua musica ed i suoi ideali all’iniziativa “International Cooperation for Memory”, un progetto organizzato dalla Fondazione Alexander Langer Stiftung di Bolzano e dall’associazione Tuzslanska Amica di Tuzla in seno al progetto “Adopte Srebrenica” con l’intento preciso di infrangere il silenzio, ricostruire la memoria e fare di Srebrenica la città-simbolo dei diritti umani. Una settimana di incontri, workshop, “tavole lunghe”, con la partecipazione di studenti, associazioni, giornalisti, artisti e liberi cittadini italiani, come bosniaci, inglesi e tedeschi. Musica per non dimenticare. Ognuno comunica come sa. Con un testo, una voce nell’etere, un filmato da mostrare, una testimonianza da tradurre in tutte le lingue del mondo, una canzone infine, capace di emozionare e di volare di bocca in bocca, per far sapere e per non dimenticare. E poi Srebrenica ha un disperato bisogno di rinascere, ritornare alla vita, tornare la città culturale, attiva e vivace che era. Per questo anche un concerto, oltre ai dibattiti e le parole, può far ricordare ai suoi abitanti che la vita è bellezza, emozioni, condivisione, cooperazione e crescita morale. “Chi è Srebrenica” scrive Fabrizio Zanotti al suo ritorno in Italia “una montagna tenuta nascosta, una montagna troppo alta. Lei ti guarda, dalle case sventrate, dai buchi dei muri mitragliati, dalle lenzuola stese ad asciugare che animano il suo scheletro (…) Ti accorgi che da quassù le prospettive cambiano, ogni cosa è diversa, ogni cosa è nuova per te. D’ora in poi vorresti gridare a tutto il mondo l’inferno che c’è stato qui. E da questa sera lo farai. Lo farai con le tue mani, la tua voce. (…). Qui nel centro giovani suonerai e canterai, e non risparmierai più neanche un secondo. Giusto il tempo di imbracciare ed accordare la chitarra. Beppe Frattaroli, artista da sempre impegnato sul sociale, reduce da “Per qualcosa di buono”, un disco ed un’iniziativa che in due anni, attraverso la sua musica ed i suoi concerti, ha raccolto ed investito fondi nel Congo dalle baraccopoli, dei bambini di strada e dei traumi insoluti della guerra civile. Per Beppe, le emozioni e le atrocità di Srebrenica sono difficili da descrivere: “mi è sembrato di udire un silenzio assordante. (…) Come se nell’aria risuonassero ancora le grida di sgomento e dolore. Appariva tutto surreale, non potevo credere che non così lontano da casa nostra si fosse potuto consumare un genocidio di tali dimensioni. (…) Ascoltare testimonianze di persone sopravvissute, scorgere i loro sorrisi velati d’amarezza: è una cosa che può lasciare davvero senza parole”.