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CAT POWER "Live Estragon Bologna 07-05-2007"
(2007)
Voce rara, quella di Chan Marshall, in arte Cat Power. Il suo ultimo “The Greatest” è album tanto rarefatto da esser quasi intangibile, di cui Chan sembra riuscire a sostenere a stento lo svolgimento. Lo fa con una voce flebile, che esce come un oppiaceo dalla bocca e, nella sua levità, pervade l’atmosfera con un naturale effetto assuefacente. Apparsa in un breve tour italiano, davanti al migliaio del tardo lunedì sera dell’Estragon, Cat Power era attesa con ansia. Vedere qui la ragazza, che tra voci di depressione, droghe, alcoolismo, aveva annullato un tour americano, è già un successo. Poi, cosa ci si potesse attendere da colei che solo 3 anni fa cadeva dalle sedie e si rotolava sul palco, o dimenticava i testi delle canzoni, era un mistero. Minimalista fin dal completo nero e dalla scarpa bianca, Chan lascia spazio alla sua voce ammaliante, che non contempla grandi escalation verso l’alto, ma che devasta la platea per il calore metallico e per la profondità immutabile. L’atteggiamento di Cat Power, che su un amplificatore ha lasciato un peluche di tigre, a testimoniare il fil rouge con il suo pseudonimo, è da perfetta antidiva. Canta per la maggior parte del concerto ai lati del palco, chiede di abbassare le luci, restando sostanzialmente in penombra, si muove con lentezza da blues singer, accennando qualche moto compiuto soltanto nelle derive folk che si concede. Le sue ultime hit, da “Where is my love” a “Tre greatest”, e i viaggi nella sua ormai corposa produzione passata (con gli apici di “You are free”) sostengono per un’ora e un quarto un concerto senza interruzioni, con i brani che sfumano l’uno nell’altro, tra pezzi tagliati e pezzi allungati, in un continuum stordente. In mezzo, tra un sorso di Coca, e non più del vino che l’accompagnava anni fa, qualche ammiccamento al pubblico e cenni d’intesa all’ottima band che la accompagna, Chan sorride malinconicamente anche ai Rolling Stones (“Satisfaction”) e al soul di “Dark end of the street”, capolavoro di Dan Penn e Chips Moman. E ne fa, per inciso, uno dei momenti più alti della sua esibizione bolognese. Uscendo dal suo torpore, con il solido apporto dei propri musicisti, Cat Power si abbandona ad un’escalation più rock, e saluta con un pre-finale non particolarmente originale, con classica presentazione della band e inchino da compagnia teatrale. Lei, per ultima, si presenta come Chan Marshall, ripetendo il proprio nome due volte, una sorta di rassicurante “sono qui, viva e sobria” non pronunciato. Resta un minuto sola sul palco a luci accese, a scoraggiare chi pensa ad un bis, a incoraggiare chi si aspettava, in ogni senso, un fiasco. Cat, anzi Chan, è stata un energy drink crescente; blues, soul, folk, rock, luci accese… (Luca Marozzi)