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PATTI SMITH "Live Piazza Medford Alba 10-07-21 "
(2021)
La scommessa è recensire un concerto senza citare il famigerato virus. Ci provo, sapendo, comunque, di perdere con un secco quattro a zero.
Perché ormai, tra mascherine, distanziamenti e “lavati le mani” e “Hai una chirurgica o una FFP2?”, pare che tutto ciò che facciamo sia riconducibile al Covid. Se poi il mondo della musica è quello che ha subito di più, non stupirà la mia preannunciata sconfitta.
Un’altra domanda potrebbe essere: “Ma perché Patti Smith?”. La mia storia personale di guardone rock mi ha portato già qualche volte di fronte alla sacerdotessa, nonostante non sia al vertice della mia lista di gradimento (per quello, come si sa, basta tenere buono il cognome e girare il cantante al maschile). Quindi? Beh, allora ancora Patti Smith ed ancora di più oggi. Perché se la musica è stata messa in cambusa per tanto tempo si doveva ripartire da una grande donna, forse prima ancora di una grande artista. Poi, la tappa di Alba è l’unica della mia regione e quella più vicina a casa, pertanto sembrava davvero brutto rinunciare a questa straordinaria opportunità che odora già di privilegio.
È “Wing” ad avere il compito di aprire la serata ed insieme a “My blakean year” si entra nel più recente repertorio della poetessa, con delicatezza, senza dover esordire con brani a rischio coronarico.
La grande cantautrice annuncia che quello di stasera fa parte di un mini tour ed è felice di poter ripartire dall’Italia. È un quartetto quello che vedremo sul palco e ad accompagnarla ci saranno il polistrumentista Tony Shanahan, collega di lungo corso, il figlio Jackson alla chitarra e Seb Rochford, alla batteria.
Parla spesso al pubblico, forse più che in passato, quasi a voler ricucire con le parole quello spazio enorme e quel silenzio causato dal virus. Ripete quanto il mondo dello spettacolo sia stato il più colpito, augurando il meglio a tutto il settore, dai tecnici, ai musicisti, passando dai produttori.
Si dichiara fortunata ad essere qui oggi, concedendo più di un pensiero a tutte le persone che non ce l’hanno fatta o più duramente colpite dal Covid. Poi, per dare ancora più valore a quanto recitato, si avvicina al microfono per annunciare la prossima canzone; è “Grateful”.
“Redondo Beach”, invece, porta quella leggerezza di cui certamente tutti hanno bisogno, ed anche se la considero una delle meno fortunate del suo repertorio, per quanto detto sopra, si merita sempre un posto in scaletta.
L’MVP della serata va a “Dancing barefoot”; il rock tratto da “Easter” è capace di andare anche oltre l’atmosfera di inizio concerto, per girare lo show su un versante più energico ed elettrico.
E mentre Patti Smith parla non si può non essere trascinati dal suo carisma e dalla sua umanità per essere trasportati nei sentieri della commozione; e anche se chi scrive ormai si commuove per la più stupida delle pubblicità o per l’ultima puntata di “Un posto al sole”, è inutile negare come dietro la mia FFP2 si stiano tenendo a bada le ghiandole lacrimali. Un pensiero alle persone comuni, eroi di un’era a cui facciamo ancora fatica ad abituarci: “Don’t be afraid, be strong”.
Cover di Bob Dylan, omaggiato e celebrato fin da inizio concerto, e poi spazio al solo Tony Shanahan che festeggia il compleanno di Mick Jagger con le musiche degli Stones, e poi Lou Reed, salvo ritornare agli Stones, questa volta con l’ingresso sul palco di Patti Smith, mentre nel medley iniziano le liriche di “People have the power” a cui, però, non si dà seguito all’atteso ritornello.
“Pissing in a river” è sempre capace di entrare nel concerto con un piglio che poche altre canzoni possiedono; la sua presenza carica, se possibile, ancora di più l’arena. Certo non può mancare “Because the night”; la rocker guarda il figlio Jackson, dicendo che questa canzone è per suo padre, è per Fred, “perché la notte appartiene agli innamorati, appartiene alla passione”.
Si conclude con “People have the power”, questa volta senza strozzature, tra applausi sempre più calorosi e mascherine che si gonfiano come vele sotto un vento di passioni, per quel pezzo in cui tutti aspettano di cantare un ritornello tanto liberatorio.
Un saluto al pubblico (“Grazie miglia Alba”), e poi l’uscita prendendo sotto braccio Jackson, non prima di chiedere al pubblico di non dimenticarla.
(TESTO GIANMARIO MATTACHEO; FOTO ADRIANA BELLATO E GIANMARIO MATTACHEO)