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FKA TWIGS "Live Fabrique Milano 29-11-19"
(2019)
Live Report e Foto di Samuele Conficoni
C’è un momento in particolare – forse più di uno, in realtà – del concerto della divina FKA twigs al Fabrique di Milano, che ha avuto luogo ormai due giorni fa, che ci fa riflettere sul fatto che forse, per qualche motivo che non sappiamo spiegarci, tutta la storia dell’umanità corra su una linea continua nella quale presente, passato e futuro convivono in maniera più o meno evidente. In questo momento FKA è circondata dai ballerini che l’accompagnano durante il suo show, ora mascherati in modo piuttosto inquietante appositamente per la trionfale “home with you”. FKA, britannica, 31 anni, che ha da poco dato alle stampe, dopo il brillante esordio LP1 del 2014 e svariati EP prima e dopo di esso, il suo sophomore MAGDALENE, nasce come ballerina e solo in seguito diventa cantante. Sul palco fonde musica, danza e teatro. Ballerini mascherati, stavamo raccontando, si muovono a passi pesanti, elevano e cullano twigs come in una sorta di metaforica assunzione mariana. Rituali preistorici, teatro greco, commedia dell’arte, maschere simili alle Demoisolles d’Avignon di Picasso, il Kubrick esoterico di Eyes Wide Shut? O forse tutto questo insieme? O anche, nel vedere come FKA si muove sinuosa e che cosa indossa, i teatri di burattini giapponese e cinese? “home with you” lascia spazio all’altrettanto meravigliosa “sad day”, il pezzo più vicino a Kate Bush di tutto il suo repertorio, elegante proprio come lo è la stessa twigs.
FKA va in tournée da sola, nessun opening act, pochissimi musicisti al suo seguito, che si mostrano solo a metà concerto, quando il tendone che copre il retro del palco si abbassa. Con lei, ovviamente, qualche ballerino che l’affianca per quasi tutta la performance. twigs è una delle artiste più significative e versatili di questo decennio, mostra una grinta, una forza d’animo – l’operazione a cui si è dovuta sottoporre pochi anni fa ne è la prova – e una convinzione fuori dal comune. Lo stesso vale per le sue idee artistiche, chiarissime e piene di vitalità e ambizione. Capisci davvero di essere di fronte a una performer straordinaria proprio quando, mentre ti stai facendo cullare da quella musica eterea e da quella sua voce rarefatta e potente, sei a pochi metri da quelle coreografie, quelle danze e quella presenza scenica ingombrante e feroce pur nella sua poetica leggerezza.
Canta di Maria Maddalena, FKA, della sconfitta – forse, finalmente; o, forse, dovremmo parlare di una sconfitta solamente augurata? – del patriarcato, del suo cuore spezzato, della sua malattia e delle sue rinascite, mettendosi a nudo come non aveva mai fatto. Passa dall’electro-trip-hop dei primissimi EP e del disco d’esordio all’avant-pop che cita Björk e Kate Bush del suo splendido sophomore. Veniamo graffiati e rapiti da uno sfaccettato spettacolo di una coerenza e una varietà tali da lasciare increduli. Vedi twigs prima con un enorme cappello muoversi su ritmi acidi e sperimentali; la vedi poi avvolta in un raggio di luce rossa come fosse stata chiamata nel regno dei cieli; poi ancora la vedi agitare una spada e ballare con essa; e infine ecco che si esibisce in una sublime pole dance. “Active are my fingers, faux my cunnilingus”, sussurra ormai spogliatasi di ogni suo segreto durante una “daybed” titanica.
E titanica è senza dubbio FKA, perfettamente allenata e per sua natura già ben predisposta a questo tipo di fatiche e progetti, una fallen alien, come lei stessa canta, venuta sulla terra per raccontarci qualcosa di sé e, soprattutto, attraverso questa sua purificazione, farci capire qualcosa di più di noi stessi. L’esplorazione sonora che offrono pezzi come “Two Weeks”, “Water Me” o “Figure 8” si compenetra perfettamente col sofisticato progetto che è MAGDALENE, così come il gridare e il mostrare orgogliosamente, con una dignità estrema, le proprie fragilità e il proprio disagio in un mondo sempre troppo maschilista (“I’ve never seen a hero like me in a sci-fi”) trovano nelle danze e nelle scenografie un completamento fondamentale e, per certi versi, quasi mitologico.
(Live Report e Foto: Samuele Conficoni)